Le Tecniche di miscelazione e Garnish


Shake and strain: si shakerano gli ingredienti e poi si versano con un filter in modo che ghiaccio ed eventuali residui solidi non finiscano nel bicchiere.

Shake and pour: si shackerano gli ingredienti e poi si versano nel bicchiere senza essere filtrati.

Stir and pour: si utilizza un bicchiere da miscelazione, o mixing glass, dove vengono messi gli ingredienti prima mescolati (stir) e poi versati direttamente nel bicchiere senza filtrare (pour), quindi se è presente del ghiaccio, anch’esso finirà nel bicchiere.
Stir and strain: idem come sopra, ma gli ingredienti vanno filtrati con l’utilizzo dello strainer quando vengono versati nel bicchiere.

Build: cocktail realizzato direttamente nel bicchiere in cui verrà servito. Il Negroni ne è un esempio.

Throwing: operazione molto “cool” da vedere e che viene utilizzata anche più volte di quante ne occorrano; consiste nel versare il liquido da un bicchiere ad un altro mantenendo una certa distanza ossigenando così il drink in maniera da abbattere leggermente il gusto della parte alcolica.

Dry Shake: shakerare senza ghiaccio.
Garnish: è la decorazione del cocktail. Questa però non è solo ornamentale,  ma importantissima per il risultato ultimo e la degustazione del cocktail.

Peel / Twist: scorza di agrume usata da guarnizione dove nel primo caso viene tagliata e messa direttamente nel bicchiere, nel secondo si arrotola sopra il bicchiere per liberarne gli oli essenziali al momento dell’inserimento.

Crusta: Orlatura di zucchero o sale che viene fatta attorno al bordo del bicchiere. Un buon Margarita viene preparato proprio così.

Top: aggiunta di un soft drink ossia di una bevanda analcolica per colmare il bicchiere

Frost: bicchiere ghiacciato come bicchiere di servizio

Float: cocktail bellissimi da vedere poiché stratificati e solitamente molto colorati. #foodblogger #drinkblogger #cocktailbar #garnish

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Pizza al tegaminoLa pizza al tegamino (o al padellino) è una specialità culinaria tipica della città di Torino. Questo tipo di pizza si contraddistingue per la doppia lievitazione dell'impasto e per la cottura al forno all'interno d'una piccola padella o d'un piccolo tegame (ossia una bassa teglia circolare in alluminio oppure in ferro e priva di manici) reso antiaderente mediante un velo d'olio d'oliva.Nonostante alcuni dibattiti in merito al nome più corretto per designare questa pietanza, i qualificativi al tegamino o al padellino sono parimenti impiegati sia nelle insegne e nei menù delle pizzerie torinesi, sia nel linguaggio comune.StoriaLe origini della pizza al tegamino sono incerte e non ne è noto l'inventore. Una tradizione la vuole figlia d'un pizzaiolo torinese desideroso d'accelerare i tempi di produzione; secondo un'altra tradizione, invece, sarebbe stata inventata in città da ristoratori toscani, ipotesi suggerita sia dal fatto che le principali pizzerie storiche torinesi erano gestite da famiglie toscane, sia dalla consolidata abitudine - tuttora in voga - di far precedere la pizza al tegamino da una porzione di farinata di ceci, preparazione tipica della cucina toscana, ma in verità anche ligure e basso-piemontese. È comunque opinione concorde che la pizza al tegamino sia nata dal tentativo di velocizzare la produzione della pizza per servire più rapidamente i clienti: l'impasto viene infatti steso nei tegamini e parzialmente condito molto prima della cottura; le fasi di completamento del preparato e del passaggio in forno risultano quindi particolarmente veloci.(Fonte: Wikipedia)

TapulònIl tapulòn o tapulone è uno spezzatino finemente sminuzzato, tradizionalmente a base di carne di asino, piatto tipico di Borgomanero.Il nome della ricetta deriva da una variante locale del verbo piemontese ciapulè che significa tritare, affettare finemente, tagliuzzare.Secondo una leggenda, la ricetta sarebbe stata creata da tredici pellegrini affamati che, di ritorno da una visita al santuario di San Giulio d'Orta, si fermarono nel luogo ove oggi sorge Borgomanero. Avendo ormai esaurito le provviste alimentari, essi cucinarono un asinello che era al loro seguito. Per attenuare la durezza delle carni dell'animale, queste furono spezzettate finemente e cotte a lungo nel vino. La pietanza piacque così tanto alla compagnia da convincerla a stabilirsi definitivamente nel luogo del pasto, dove fu fondato un villaggio che costituì il nucleo dell'odierna Borgomanero.Storicamente il piatto è legato all'utilizzo dell'asino come mezzo di trasporto, il quale, a fine carriera, nonostante la durezza delle carni, poteva ancora rappresentare una preziosa fonte di cibo per i propri padroni.(Fonte: Wikipedia)

FORMAGGIO SOTT’OLIO INGREDIENTI peperoncino fresco (facoltativo)350 gr di formaggio magroOrigano un cucchiaioCoriandolo un cucchiaino Rosmarino fresco 125 gr di Pomodori secchi bacche di pepe rosapepe macinato olio d'oliva PROCEDIMENTO Tagliare il formaggio in piccoli cubetti, per questa ricetta ho usato il quartirolo ma spessissimo uso il primo sale o la feta. Condire con il pepe macinato, l'origano il coriandolo i pomodori secchi ed una manciata di bacche di pepe rosa. Irrorare con abbondante olio extra vergine di oliva.Disporre il formaggio, peperoncini, rosmarino e pomodori secchi in un vaso da 750ml sterilizzato.Coprire con l'olio e rabboccare con olio d'oliva extra se necessario.Sigillare e conservare in frigorifero per 1 settimana prima (si conserva per 6-8 settimane in frigorifero). Servire a temperatura ambiente.