Bloody Mary Tutti lo conoscono ma in pochi sono al corrente delle sue origini e della sua storia, a metà strada tra la realtà e la leggenda.Molto probabilmente è George Jessel il pioniere del Bloody Mary, citato anche nella colonna scandalistica “This New York” del New York Herald Tribune del 1939. Nell’articolo si parla proprio di un nuovo tonico metà succo di pomodoro e metà vodka. Il merito di Fernand Petiot è invece quello di aver creato attorno a questo cocktail la fama che è giunta fino ai nostri giorni. L’intuizione di Fernand fu quella di speziare il drink che dal Bar della King Cole Room dell’Hotel St. Regis di New York ebbe un successo mondiale. La storia narra che tutti i presidenti degli Stati Uniti dal 1934 al 1966 ad eccezione di Lyndon Johnson siano stati serviti da Petiot e che il gangster Frank Costello fosse un suo regolare cliente. Tra gli altri nomi che intrecciano le loro storie con quella del famoso Bloody Mary, c’è anche quello di Hemingway. Lo scrittore e incallito bevitore si era seduto al bancone del suo solito bar lamentandosi del fatto che la moglie Mary avesse scoperto il suo vizio. Bernard Azimont, per alcuni il vero padre del Bloody Mary, gli propose questo drink con vodka e succo di pomodoro, in grado di inibire la parte alcolica. Il giorno dopo Hemingway entrò nel locale raggiante esclamando Quella maledetta Mary (Bloody Mary!) non si è accorta di nulla. E il resto è storia… Non mancano presenze femminili legate alle origini e soprattutto al nome di questo cocktail. Prima fra tutte Mary I Tudor, conosciuta anche come Maria la Sanguinaria per le violente persecuzioni perpetrate nei confronti dei protestanti nel tentativo di restaurare il cattolicesimo in Inghilterra dopo la Riforma. Qualche centinaia di anni dopo in una cittadina degli Stati Uniti, Mary, una ragazza di 16 anni, dopo essersi ammalata di difterite ed essere entrata in coma, viene seppellita dallo stesso padre. La madre decide di legare al polso della figlia una corda collegata ad un campanellino. Il mattino seguente i genitori, dopo aver trovato il campanellino a terra, riesumano la ragazza scoprendo che si era risvegliata dal coma, morendo poco dopo in preda al terrore. Lasciandoci alle spalle il lato più horror del Bloody Mary, un personaggio a cui viene attribuito il merito di essere stata l’ispirazione per questo cocktail è la star Hollywoodiana Mary Pickford, già innamorata di un cocktail simile, con rum, granatina e maraschino che porta il suo nome. Le versioni in cui questo cocktail è proposto sono davvero molte ma la ricetta originale dell’International Bartenders Association consiste in 4.5 cl di vodka, 9 cl di succo di pomodoro, 1.5 cl di succo di limone, 2 o 3 gocce di salsa Worcestershire, tabasco, sale al sedano e pepe. Si mescolano delicatamente tutti gli ingredienti e si versano poi in un bicchiere highball guarnendo a piacere con sedano e uno spicchio di limone. Le mode più recenti invitano ad utilizzare estratto di succo di pomodoro, in modo da beneficiare appieno delle qualità del frutto (comprese quelle della buccia).Non è difficile trovare rivisitazioni puramente made in Italy del Bloody Mary, una è il  Bloody Eight in cui il succo di pomodoro è sostituito dal succo di otto verdure tra cui il pomodoro. Altre versioni abbandonano il tradizionale colore rosso bloody, in nome di un allegro arancione dato dalla zucca e dal pomodoro giallo. Non mancano poi moltissime versioni Virgin che rinunciano alla parte alcolica ma non all’abbinamento verdura e spezie.

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Pizza al tegaminoLa pizza al tegamino (o al padellino) è una specialità culinaria tipica della città di Torino. Questo tipo di pizza si contraddistingue per la doppia lievitazione dell'impasto e per la cottura al forno all'interno d'una piccola padella o d'un piccolo tegame (ossia una bassa teglia circolare in alluminio oppure in ferro e priva di manici) reso antiaderente mediante un velo d'olio d'oliva.Nonostante alcuni dibattiti in merito al nome più corretto per designare questa pietanza, i qualificativi al tegamino o al padellino sono parimenti impiegati sia nelle insegne e nei menù delle pizzerie torinesi, sia nel linguaggio comune.StoriaLe origini della pizza al tegamino sono incerte e non ne è noto l'inventore. Una tradizione la vuole figlia d'un pizzaiolo torinese desideroso d'accelerare i tempi di produzione; secondo un'altra tradizione, invece, sarebbe stata inventata in città da ristoratori toscani, ipotesi suggerita sia dal fatto che le principali pizzerie storiche torinesi erano gestite da famiglie toscane, sia dalla consolidata abitudine - tuttora in voga - di far precedere la pizza al tegamino da una porzione di farinata di ceci, preparazione tipica della cucina toscana, ma in verità anche ligure e basso-piemontese. È comunque opinione concorde che la pizza al tegamino sia nata dal tentativo di velocizzare la produzione della pizza per servire più rapidamente i clienti: l'impasto viene infatti steso nei tegamini e parzialmente condito molto prima della cottura; le fasi di completamento del preparato e del passaggio in forno risultano quindi particolarmente veloci.(Fonte: Wikipedia)

TapulònIl tapulòn o tapulone è uno spezzatino finemente sminuzzato, tradizionalmente a base di carne di asino, piatto tipico di Borgomanero.Il nome della ricetta deriva da una variante locale del verbo piemontese ciapulè che significa tritare, affettare finemente, tagliuzzare.Secondo una leggenda, la ricetta sarebbe stata creata da tredici pellegrini affamati che, di ritorno da una visita al santuario di San Giulio d'Orta, si fermarono nel luogo ove oggi sorge Borgomanero. Avendo ormai esaurito le provviste alimentari, essi cucinarono un asinello che era al loro seguito. Per attenuare la durezza delle carni dell'animale, queste furono spezzettate finemente e cotte a lungo nel vino. La pietanza piacque così tanto alla compagnia da convincerla a stabilirsi definitivamente nel luogo del pasto, dove fu fondato un villaggio che costituì il nucleo dell'odierna Borgomanero.Storicamente il piatto è legato all'utilizzo dell'asino come mezzo di trasporto, il quale, a fine carriera, nonostante la durezza delle carni, poteva ancora rappresentare una preziosa fonte di cibo per i propri padroni.(Fonte: Wikipedia)

TONNO DI CONIGLIO PIEMONTESE La tradizione vuole che il tonno di coniglio si prepara in primavera in particolare nel periodo pasquale e, trattandosi di una conserva, è perfetta per i primi pic-nic all’aria aperta. Le caratteristiche della carne di coniglio essendo priva di grassi fa bene in quanto ricca di proteine.Servitelo come antipasto freddo con crostini di pane rustico, o utilizzatelo per farcire panini integrali.Ingredienti per 6 persone 1 coniglio1 cipolla1 carota1 gambo di sedano1 rametto di rosmarino 2 foglie di alloro1 bicchiere di vino bianco12 spicchi di aglioOlio extravergine d oliva q.b Preparazione Fate bollire abbondante acqua con 1 bicchiere di vino bianco, rosmarino, alloro, carota, cipolla e sedano. Salate e unite il coniglio. Cuocete per circa 2 ore.Togliete la pentola dal fuoco e fate raffreddare il coniglio nel brodo. Spolpate il coniglio e ricavate striscioline di carne non troppo piccole.Nei barattoli mettete alcuni pezzi di aglio e foglie di salvia, versate poco olio e fate un primo strato con gli straccetti ben disposti. Dopo di che formate degli strati fino a riempire i vasetti. L’olio deve coprire il coniglio, lasciate insaporire per almeno un paio di giorni.