Liquore di Aloe homemade Ho da alcuni anni nel mio orto delle piante di Aloe Arborescens. Oltre che per la loro bellezza, le coltivo per uso alimentare e officinale. Con il gel delle foglie curo le piccole ferite, le screpolature della pelle, ammorbidisco le labbra nei mesi più freddi e in cucina uso l’Aloe ogni tanto, tagliata sottile, nell’insalata di Rucola dell’orto insieme alla Cipolla fresca e a cubetti di Mela e/o altra frutta. Quest’anno ho provato a fare il liquore di Aloe e il risultato ottenuto è sorprendente. In più ho unito l’utile al dilettevole, perché in questo modo ho sempre pronto un rimedio preventivo contro i malanni di stagione e insieme un delizioso elisir naturale da sorseggiare con gli amici dopo i pasti, dato che è anche un buon digestivo. Fresco è anche un piacevole aperitivo. Vi svelo dunque la mia ricetta esclusiva del liquore di Aloe.Ingredienti400 g Aloe Arborescens500 ml Alcool Etilico (90 gradi)200 g Zucchero10 foglie Salvia (Fresca)10 foglie Menta (Fresca)1 l AcquaPreparazioneQuesto liquore di Aloe è stato sperimentato più volte e con successo. Consumatelo dopo i pasti come digestivo, oppure fresco come squisito aperitivo.Lavate, asciugate e tagliate a pezzetti l’Aloe e anche la Salvia e la Menta.Mettete le erbe a macerare in un vaso di vetro a chiusura ermetica con l’alcool per 20 giorni circa. Scuotete più volte ogni giorno il contenitore per estrarre al meglio tutte le proprietà e gli aromi dalle foglie.Trascorsi i 20 giorni, preparate a parte uno sciroppo con lo zucchero e l’acqua e lasciatelo raffreddare. Filtrate le erbe e unitevi lo sciroppo. Imbottigliate e lasciate riposare, al fresco e al buio, il liquore di Aloe almeno un mese prima di consumarlo.

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Pizza al tegaminoLa pizza al tegamino (o al padellino) è una specialità culinaria tipica della città di Torino. Questo tipo di pizza si contraddistingue per la doppia lievitazione dell'impasto e per la cottura al forno all'interno d'una piccola padella o d'un piccolo tegame (ossia una bassa teglia circolare in alluminio oppure in ferro e priva di manici) reso antiaderente mediante un velo d'olio d'oliva.Nonostante alcuni dibattiti in merito al nome più corretto per designare questa pietanza, i qualificativi al tegamino o al padellino sono parimenti impiegati sia nelle insegne e nei menù delle pizzerie torinesi, sia nel linguaggio comune.StoriaLe origini della pizza al tegamino sono incerte e non ne è noto l'inventore. Una tradizione la vuole figlia d'un pizzaiolo torinese desideroso d'accelerare i tempi di produzione; secondo un'altra tradizione, invece, sarebbe stata inventata in città da ristoratori toscani, ipotesi suggerita sia dal fatto che le principali pizzerie storiche torinesi erano gestite da famiglie toscane, sia dalla consolidata abitudine - tuttora in voga - di far precedere la pizza al tegamino da una porzione di farinata di ceci, preparazione tipica della cucina toscana, ma in verità anche ligure e basso-piemontese. È comunque opinione concorde che la pizza al tegamino sia nata dal tentativo di velocizzare la produzione della pizza per servire più rapidamente i clienti: l'impasto viene infatti steso nei tegamini e parzialmente condito molto prima della cottura; le fasi di completamento del preparato e del passaggio in forno risultano quindi particolarmente veloci.(Fonte: Wikipedia)

TapulònIl tapulòn o tapulone è uno spezzatino finemente sminuzzato, tradizionalmente a base di carne di asino, piatto tipico di Borgomanero.Il nome della ricetta deriva da una variante locale del verbo piemontese ciapulè che significa tritare, affettare finemente, tagliuzzare.Secondo una leggenda, la ricetta sarebbe stata creata da tredici pellegrini affamati che, di ritorno da una visita al santuario di San Giulio d'Orta, si fermarono nel luogo ove oggi sorge Borgomanero. Avendo ormai esaurito le provviste alimentari, essi cucinarono un asinello che era al loro seguito. Per attenuare la durezza delle carni dell'animale, queste furono spezzettate finemente e cotte a lungo nel vino. La pietanza piacque così tanto alla compagnia da convincerla a stabilirsi definitivamente nel luogo del pasto, dove fu fondato un villaggio che costituì il nucleo dell'odierna Borgomanero.Storicamente il piatto è legato all'utilizzo dell'asino come mezzo di trasporto, il quale, a fine carriera, nonostante la durezza delle carni, poteva ancora rappresentare una preziosa fonte di cibo per i propri padroni.(Fonte: Wikipedia)

TONNO DI CONIGLIO PIEMONTESE La tradizione vuole che il tonno di coniglio si prepara in primavera in particolare nel periodo pasquale e, trattandosi di una conserva, è perfetta per i primi pic-nic all’aria aperta. Le caratteristiche della carne di coniglio essendo priva di grassi fa bene in quanto ricca di proteine.Servitelo come antipasto freddo con crostini di pane rustico, o utilizzatelo per farcire panini integrali.Ingredienti per 6 persone 1 coniglio1 cipolla1 carota1 gambo di sedano1 rametto di rosmarino 2 foglie di alloro1 bicchiere di vino bianco12 spicchi di aglioOlio extravergine d oliva q.b Preparazione Fate bollire abbondante acqua con 1 bicchiere di vino bianco, rosmarino, alloro, carota, cipolla e sedano. Salate e unite il coniglio. Cuocete per circa 2 ore.Togliete la pentola dal fuoco e fate raffreddare il coniglio nel brodo. Spolpate il coniglio e ricavate striscioline di carne non troppo piccole.Nei barattoli mettete alcuni pezzi di aglio e foglie di salvia, versate poco olio e fate un primo strato con gli straccetti ben disposti. Dopo di che formate degli strati fino a riempire i vasetti. L’olio deve coprire il coniglio, lasciate insaporire per almeno un paio di giorni.