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Visualizzazione dei post da settembre, 2022

Brasato al baroloIl brasato al barolo è una tipica ricetta della cucina piemontese; si tratta di uno stufato cotto a lungo nell'omonimo vino.È preferibile utilizzare carne di bovini appartenenti alla razza piemontese (fassone), allevati secondo il disciplinare tipico di questa razza. Il taglio più adatto è il cosiddetto "arrosto della vena" o "cappello del prete", ricavato dal quarto anteriore.In alternativa è possibile utilizzare altri vini rossi corposi, preferibilmente di vitigno nebbiolo, ma in tali casi si parlerà di brasato al vino rosso piuttosto che barolo, date le caratteristiche peculiari e inimitabili dello stesso.La cottura, della durata di diverse ore, permette alla carne di insaporirsi degli aromi (spezie, erbe e verdure) presenti nel vino, oltre che di ammorbidirsi.Talvolta il taglio di carne viene lasciato marinare a temperatura ambiente per mezza giornata nel vino, prima di passare alla cottura vera e propria, al fine di ammorbidire ulteriormente la carne, come avviene solitamente per la preparazione della selvaggina.(Fonte: Wikipedia)

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CsentaLa csenta (termine originario dal piemontese che significa torta) è un tipico dolce della provincia di Vercelli, anche se la ricetta autentica per eccellenza appartiene alla tradizione del paese di Palazzolo Vercellese, che si trova a circa 24 km sud-ovest rispetto alla città di Vercelli.StoriaDa quanto raccontano le fonti scritte ritrovate in Palazzolo durante il corso dei secoli, le origini della csenta si possono collocare già verso l'ultima parte del Medioevo, quando i forni presenti in paese erano riforniti delle materie prime necessarie alla creazione di questa torta tipica.La ricetta originariaLa ricetta originaria di questo dolce, quella più antica, è legata a ingredienti semplici e di facile acquisto, cosa molto scontata oggi per via dei moderni negozi e supermercati, ma altrettanto così per il passato. Fra le materie prime principali, per via dell'importanza del gusto finale, vi è lo strutto di maiale, il quale un tempo non si acquistava perché nelle proprie case ogni famiglia aveva a disposizione un maiale, da cui trarre carne e grasso. Oltre allo strutto, la ricetta da "manuale" per fare una torta di dimensioni normali prevede come base la pasta frolla unita ad aromi. Il tutto disposto in una teglia e messo a cuocere in forno. Attualmente, al posto dello strutto, per via della digeribilità, si utilizza il burro o la margarina.La tradizione di Palazzolo VercelleseEssendo un dolce tipico del paese di Palazzolo Vercellese, ogni anno, per tradizione all'ultima domenica di ottobre, si organizza la Festa di fine raccolto, per ringraziare Dio per il buon raccolto del riso ma anche per l'anno lavorativo concluso. Dopo una solenne processione per le vie del borgo, con la statua raffigurante la Madonna portata sulle spalle degli uomini, avviene L'incanto delle torte: ogni agricoltore devolve un'offerta in denaro alla parrocchia e in cambio riceve una tradizionale csenta.(Fonte: Wikipedia)

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Bagna càudaLa bagna càuda (AFI [ˈbaɲa ˈkɑʊ̯da]), nome piemontese traducibile come "salsa calda" in italiano, è una tipica specialità gastronomica della nostra cucina piemontese, originaria del Basso Piemonte.La bagna càuda è una preparazione a base di aglio e acciughe dissalate e diliscate, cotta a fuoco lento in olio d'oliva, riducendo il tutto a salsa.Si consuma intingendovi vari tipi di verdure di stagione solitamente divise tra crude e cotte: cardi, cipolle cotte al forno, peperoni crudi o abbrustoliti, foglie di cavolo crude, cavolfiori, topinambur, barbabietole, patate cotte a vapore, ravanelli, rape e tante altre.Un tempo si usavano solo cardi gobbi, tipici di Nizza Monferrato, topinambur e peperoni conservati nella raspa (ciò che rimaneva del procedimento di vinificazione del grappolo d'uva).Per tradizione è un piatto tipico del periodo della vendemmia, quindi da consumare prevalentemente in autunno e in inverno: una delle "leggende" sulla sua nascita vuole proprio che venisse preparato per ricompensare i vendemmiatori del lavoro prestato.Più che un piatto, è un rito conviviale che prevede la condivisione del cibo in forma collettiva da parte dei commensali, che lo attingono tutti insieme da un unico recipiente somministratore.La bagna càuda tradizionale veniva portata in tavola nel dian, tegame di cottura in terracotta, e mantenuto in temperatura mediante uno scaldino di coccio riempito di braci vive, la s-cionfetta.Successivamente, la scomodità di intingere in un unico recipiente (soprattutto per chi era più distante) e il fatto poco igienico di intingere nel recipiente comune pezzi di verdura già morsicati, hanno condotto all'adozione di contenitori individuali in terracotta (fojòt) costituiti da una ciotola a cui è sottoposto un fornellino ad alcol o a meta oppure un lumino di cera, per mantenere calda la salsa.La bagna càuda va accompagnata da vini rossi corposi quali, per esempio, Barbera, Nebbiolo, Barbaresco o Dolcetto.(Fonte: Wikipedia) La macchina del Bagna Cauda Day è nuovamente in moto per portarci in tantissimi a condividere un evento diventato in dieci anni festa di rilievo internazionale. Aglio, olio e acciughe, una combinazione magica e apparentemente semplice che deve le sue fortune all’umile, ma capillare azione degli acciugai, gli ancioè. Per la maggior parte dalla Valle Maria e dalle altre vallate di collegamento tra il Sud Piemonte e la Provenza, mossi dall'esigenza del tempo di arricchire e diversificare la povera dieta contadina. In attesa delle giornate del Bagna Cauda Day potete scoprire la storia di questo grande piatto popolare nell'archivio online di Astigiani, leggendo il servizio di Gianluigi Bera pubblicato sul numero 6 della rivista: https://archivio.astigiani.it/aglio-olio-acciughe-la-storia-si-immerge-nella-bagna-cauda/

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Bagnet verdIl bagnet verd, anche conosciuto come bagnet piemontese e salsa verde è una tipica salsa piemontese a base di prezzemolo, aglio e acciughe conservate sotto sale, spesso servita con il bollito, sui tomini, sulle acciughe fresche oppure su altre pietanze. È stato incluso tra i prodotti agroalimentari tradizionali (P.A.T.) piemontesi (cod.:90). Questa salsa, con varianti locali, si è diffusa in tutto il Nord Italia. Ne esiste anche una versione senza aglio.Nella preparazione intervengono i seguenti ingredienti: prezzemolo, acciughe sotto sale (previa dissalatura), mollica di pane, aglio, olio di oliva, aceto di vino, tuorlo d'uovo (non necessario), capperi sotto sale[4] (non necessari), sale e pepe (la salatura è condizionata alla quantità di acciughe rispetto agli altri ingredienti: infatti queste, per quanto ben pulite, contengono sempre un'elevata quantità di sale).Il nome deriva dal colore conferitogli dall'ingrediente principale, cioè il prezzemolo.È una ricetta nata nel XIX secolo alla corte di re Carlo Alberto per insaporire la carne.(Fonte: Wikipedia)

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I "persi pen". Le pesche ripiene sono un dessert al cucchiaio tipico della cucina piemontese, servito tradizionalmente in occasione delle feste estive. Le pesche vengono tagliate a metà, farcite con un ripieno a base di amaretti sbriciolati e cacao amaro in polvere e poi cotte in forno: il risultato sono degli scrigni di frutta golosi e profumati, ideali per una merenda o un fine pasto sfizioso. Ricetta : PESCHE ZUCCHERO 50 gr AMARETTI CACAO AMARO IN POLVERE 30 gr 1TUORLO BURRO30 gr Amalgamare gli ingredienti tagliare le pesche a metà, togliere il nocciolo , riempirli con gli ingredienti amalgamati, porre un ricciolo di burro su ciascuna pesca e cuocerli nel forno per circa 40 minuti a 180 gradi. Buon appetito !

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