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Visualizzazione dei post da ottobre, 2022

BrussIl bruss, in piemontese bross (pron. AFI bruss), è un derivato del latte simile ad un formaggio cremoso e spalmabile dal gusto molto forte. È diffuso soprattutto in Piemonte e Liguria.StoriaDeve la sua origine alla necessità, tipica della cultura contadina e in particolare delle zone più povere, di sfruttare al meglio ogni possibile alimento.Anticamente veniva prodotto facendo fermentare croste o pezzi di altri formaggi (spesso anche ammuffiti) nel distillato di vinacce, la grappa, che i contadini producevano in proprio.Dopo aver mescolato il composto si otteneva un prodotto cremoso dal sapore intenso che veniva mangiato sul pane.(Fonte: Wikipedia)

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I had a mapo fruit and I made a juice with it, I combined the Tequila and Agave syrup in a shaker. or shaken vigorously and filtered into a sombrero glass I added some lager beer on top, and an excellent drinks came out 🍹#mapofruit #tequila #cocktails #Bar #bartenders #drinkstagram

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Baci di damaI baci di dama sono dei biscotti originari del Piemonte della città di Tortona dove nacquero un secolo fa, chiamati così perché composti da due calotte di pasta unite dal cioccolato che richiamano due labbra intente a baciare.I baci di dama nacquero a Tortona nell'Ottocento ed erano originariamente prodotti con le nocciole piemontesi, più facili da reperire e meno costose delle mandorle. Sarà infatti il cavalier Stefano Vercesi sul finire del 1810 a modificare la ricetta sostituendo le nocciole con le mandorle e brevettando i "baci dorati". Presentati alla fiera internazionale di Milano nel 1906, vincono la medaglia d'oro, massimo riconoscimento di pasticceria del tempo.(Fonte: Wikipedia)

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Salsiccia di BraLa salsiccia o salciccia di Bra (in piemontese sautissa ëd Bra) è un insaccato riconosciuto come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.) italiano.Viene prodotta in Piemonte, unicamente a Bra dalle macellerie associate al Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione della Salsiccia di Bra.La salsiccia di Bra era un tempo prodotta senza utilizzare il grasso suino ed era destinata principalmente alla comunità ebraica di Cherasco, che si riforniva di carne al vicino mercato di Bra ed ai cui membri la religione ebraica impediva di consumare insaccati a base di carne suina. Un regio decreto del 1847 recepì l'usanza braidese permettendo ai macellai del comune la produzione di salsiccia bovina fresca, cosa che veniva invece proibita nel resto del Paese.L'insaccato viene preparato con carni magre bovine (70-80%) e grasso suino per il rimanente.(Fonte: Wikipedia)

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Carne cruda all'albeseLa carne cruda all'albese o più brevemente albese (albèisa in piemontese) è un tradizionale antipasto tipico delle Langhe ma diffusissimo in tutto il Piemonte.Cenni storiciSi pensa che l'usanza di mangiare carne cruda in Piemonte abbia origini antichissime. Infatti, secondo alcuni studiosi, i primi popoli piemontesi portarono nella regione dei piccoli cavalli dall'Asia che venivano mangiati senza essere cotti. Tale usanza sarebbe sopravvissuta migliaia di anni dopo nei Liguri Statielli (le odierne Langhe e Monferrato).PreparazioneLa ricetta è analoga a quella del più recente carpaccio e consiste in sottili fette di vitello (tagliate a coltello o con l'affettatrice) o in carne finemente affettata, preferibilmente di razza Piemontese, necessariamente freschissima. La carne così preparata viene marinata nel succo di limone crudo, condita con un velo di olio di oliva extravergine e insaporita con sale e pepe.VariantiAlcuni ristoratori aggiungono all'albese scaglie di grana o parmigiano. Nella stagione giusta l'albese è talvolta accompagnata da una generosa grattata di tartufo bianco d'Alba, oppure con funghi porcini.Può essere anche servita nella variante macinata grossolanamente a macchina, ma in questo casi non si può più parlare di "carne all'albese" nel senso più tradizionale del termine. È molto diffusa la versione preparata con la carne sminuzzata a coltello (esistono anche macchine che eseguono questo tipo di preparazione diverso dalla macinatura, ma sono rare), preparazione, quest'ultima, che ha il pregio di non "spremere" la carne, come avviene con la normale macinatura.(Fonte: Wikipedia)

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Bagnèt rossIl bagnèt ross è una salsa piemontese a base di pomodoro adatta all'accompagnamento di carni bollite, ma viene anche utilizzata su tomini oppure su altri cibi come le acciughe sotto sale dissalate e diliscate, su fette di arrosto di vitello, di tacchino o di petto di pollo saltate in padella.Ingredienti350 grammi di pomodori maturi1 carota1 peperoncino piccante2 cipolle di medie dimensioni2 spicchi grossi di aglioacetoolio-extra vergine di olivaun cucchiaino di zucchero o di mielesale q.b.Preparazione- pulire i pomodori strofinandoli con un panno umido ma non lavarli in acqua- tagliarli a fette grossolane e porli in casseruola (evitare recipienti in alluminio), con un filo di olio- mondare aglio, cipolle e pulire la carota- tritarli finemente- unire il tutto nella casseruola dei pomodori e dar corso a una cottura a fuoco lento- mondare e sbriciolare il peperoncino- aggiungere nella casseruola ancora 3 cucchiai di olio, lo zucchero (o il miele), il peperoncino sbriciolato, un paio di cucchiai di aceto; regolare di salemescolare il tutto nella casseruola portando a bollorelasciare bollire lentamente per 90 – 120 minuti, ricordandosi di mescolare di tanto in tantoal termine della cottura passare il contenuto della padella attraverso un passaverdura fine ottenendo così un composto cremosoincorporare olio per rendere più liquido (a piacere) il tuttoservire in tavola in idoneo recipiente.(Fonte: Wikipedia)

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PanissaLa paniscia (in novarese) è un tipo di risotto diffuso tra Piemonte e Lombardia con alcune varianti regionali.È diffuso soprattutto nel Novarese con il nome di paniscia e nel Lodigiano ed alta Lomellina, dove è conosciuta come paniscia; nonché nell'appenninica alta val Curone (paesi di Bruggi, Salogni, Caldirola, Forotondo ecc...), dove è stata importata dai lavoratori stagionali nelle risaie vercellesi ed è celebrata da una sagra a Lunassi ad inizio settembre.Si ipotizza che il nome derivi da panìgo, una varietà povera di miglio, con il quale veniva cucinato questo piatto, prima della diffusione del riso.Gli ingredienti della panissa vercellese sono: riso della varietà Arborio, Baldo, Sant'andrea o Maratelli, fagioli della qualità tipica coltivata a Saluggia o a Villata, cipolla, vino rosso Barbera, lardo, salam d'la duja, sale.Gli ingredienti della paniscia novarese sono: riso della varietà Arborio, Carnaroli o Roma, fagioli borlotti, cavolo verza, carota, sedano, cipolla, vino rosso (possibilmente delle Colline Novaresi), lardo (non il burro), cotica di maiale, salam d'la duja, sale e pepe. In ogni casa, naturalmente, la ricetta viene personalizzata e spesso la lista degli ingredienti è ridotta anche se sicuramente non possono mancare i fagioli, la cipolla, il vino e il salame.Un piatto di panissa si può abbinare ad un vino rosso fermo di medio corpo come un barbera piemontese o un vino delle Colline Novaresi (ad esempio un Ghemme DOCG) o delle Coste della Sesia (come ad esempio un Gattinara DOCG).(Fonte: Wikipedia)

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Biscotto savoiardoI savoiardi o Saviardi, che prendono il nome dalla regione storica della Savoia, sono biscotti dolci e leggeri dalla consistenza molto friabile e spugnosa. La forma, un cilindro schiacciato con gli spigoli smussati, ricorda un grosso dito e per questa ragione in inglese vengono chiamati lady fingers ("dita di dama"), in turco vengono chiamati kedi dili ("lingua di gatto"), mentre in Francia vengono chiamati biscuits à la cuillère ("a forma di cucchiaio") se morbidi, o boudoirs se secchi.I savoiardi sono uno degli ingredienti principali di dolci al cucchiaio come il tiramisù e la charlotte.StoriaSebbene l'origine dei biscotti savoiardi sia incerta, alcune fonti la fanno risalire a un dolce avente il medesimo impasto, il gâteau (o biscuit) de Savoie, creato intorno alla metà del XIV secolo dallo chef (maître queux) di Amedeo VI di Savoia, in onore della visita dell'imperatore Carlo IV di Lussemburgo. In seguito, grazie al successo riscosso, i biscotti vennero denominati Savoiardi e adottati ufficialmente da Casa Savoia.(Fonte: Wikipedia)Foto tratta da Benutzer: Priwo.

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GianduiaIl gianduia o gianduja è un impasto di cioccolato a base di cacao e nocciole, tradizionale di Torino.Il gianduia è prodotto sia in versione normale che al latte. Può contenere anche altra frutta a guscio, come la mandorla. Di consistenza solida, il gianduia assomiglia al cioccolato normale, tranne per il fatto che è notevolmente più morbido a causa della presenza dell'olio di nocciola.La creazione del gianduia si attribuisce ai pasticcieri torinesi nel 1806, che sostituirono con la più economica nocciola tonda gentile delle Langhe una parte dell'ormai costosissimo cacao: infatti il blocco economico ordinato da Napoleone per i prodotti dell'industria britannica e delle sue colonie (Blocco Continentale), rimasto in vigore fino al 1813, aveva reso difficile il reperimento del cacao.(Fonte: Wikipedia)Ph Juergen Jeibmann

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Sambajon (Zabaione)Lo zabaione – noto anche come zabajone o zabaglione – è una crema dolce e spumosa a base di uova (tuorlo), zucchero e vino o vino liquoroso. Diede origine, in Italia, a noti liquori come il Vov e lo Zabov, entrambi marchi registrati. Il primo è del 1845 mentre il secondo risale all'ultimo dopoguerra. La ricetta è oggi diffusa in molti luoghi, legandosi ai diversi vini liquorosi tradizionali (Porto, Marsala, Xeres, Rivesaltes, Moscato). Dal 2015 rientra tra i prodotti agroalimentari tradizionali piemontesi.Una tradizione affermata sostiene che la ricetta sia stata introdotta nel XVI secolo a Torino: chiamata inizialmente crema di San Baylon, sarebbe divenuta in seguito semplicemente Sambayon per ricordare il francescano san Pasquale Baylón, santo protettore di cuochi e pasticceri.Lo zabaione viene preparato a caldo, a bagnomaria, e montato sino ad essere ben soffice con una frusta da cucina. Accompagna tagli di gelato alla crema, alcuni biscotti come le paste di meliga e le lingue di gatto.(Fonte: Wikipedia)

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Paste di meligaLe paste di meliga (in piemontese paste 'd melia) sono un biscotto frollino tipico del Piemonte, in particolare delle Valli di Lanzo, del cuneese, del biellese e bassa Val di Susa.Sono dolci a base di farina di frumento, farina di antico mais piemontese (melia o meira in piemontese), burro, zucchero, miele, uova e scorza di limone.Cenni storiciDi origine antica, si vuole che siano nati per necessità di fronte ad un cattivo raccolto che aveva fatto salire alle stelle il prezzo del frumento. I fornai cominciarono quindi a mescolare il fior di farina (oggi definito farina 00) con il frumento di mais, cioè con la farina ricavata dal mais macinata finissima, del tipo non utilizzabile per la polenta ma destinata a confezionare dolci. La peculiarità della macinazione molto fine favorisce la realizzazione di un biscotto dal gusto particolarmente definito e di struttura molto friabile.(Fonte: Wikipedia)

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Tonno di coniglioIl tonno di coniglio, più raramente coniglio in composta, è un antipasto tradizionale delle Langhe e del Monferrato.Dopo aver immerso in acqua sedano, carote e cipolle assieme a salvia, rosmarino e alloro, portare a ebollizione e aggiungere il coniglio pulito e tagliato in più parti. Aggiungere sale, pepe e chiodi di garofano. Dopo aver lasciato bollire il coniglio per un'ora, lasciar raffreddare la pentola. In seguito disossare l'animale, sminuzzarlo e mettere metà della carne con salvia, aglio, sale, pepe, olio e succo di limone in un barattolo; quindi mettere nel recipiente l'altra metà del coniglio assieme a spezie e aromi. Ricoprire la carne di olio e lasciarla marinare per mezza giornata. I barattoli con tonno di coniglio si conservano per cinque o sei mesi. Il piatto può essere servito con carote o crostini a piacere. Il pollame si presta altrettanto bene per questa preparazione.(Fonte: Wikipedia)

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Torta di noccioleLa torta di nocciole, anche detta torta Cortemilia, è un dolce diffuso nelle Langhe e nel Roero.La torta di nocciole contiene nocciole Piemonte tostate, tipicamente di qualità Tonda Gentile del Piemonte, uova, zucchero, burro e può presentare una piccola quantità di cacao e/o di miele di produzione regionale. La sua consistenza dura, asciutta e friabile la rende ideale da consumare con vini come il Moscato d'Asti e il Brachetto d'Acqui, o in alternativa con lo zabaione preparato usando il Moscato, il Barolo o il Barbaresco.(Fonte: Wikipedia)

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BonètIl bonèt è un budino di antichissima tradizione, tipico del Piemonte, a base di uova, zucchero, latte, cacao, amaretti secchi e liquore (solitamente rum).Il bonèt viene preparato e cucinato con la medesima tecnica che si usa per i dolci della famiglia delle crème caramel, diffusi in tutta Europa. Il bonèt tradizionale piemontese, fatto in casa dalle nonne, non era a base di rum, ma di Fernet, perché, terminato il pasto, il Fernet serviva per sveltire la digestione. Si sbattono insieme a freddo uova, latte, zucchero, amaretti, rum ed eventualmente cacao. Si pone sul fuoco lo stampo in cui il budino andrà cotto, vi si versa dentro dello zucchero che si farà caramellare coprendo fondo e pareti. Si travasa il composto di latte e uova nello stampo e si cuoce a bagnomaria sino a che si sia rappreso. Si lascia quindi freddare, dal momento che il dolce si gusta rigorosamente freddo.La ricetta può subire, a seconda delle zone del Piemonte, alcune variazioni. Infatti, si possono aggiungere delle nocciole del tipo tonda gentile delle Langhe, del caffè oppure il cognac al posto del rum.(Fonte: Wikipedia)

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GianduiottoIl gianduiotto o giandujotto (in piemontese giandojòt, IPA [ʤandʊ'jɔt]) è un cioccolatino a forma di barca rovesciata composto con cioccolata denominata gianduia che si produce a Torino. Solitamente è avvolto in carta dorata o argentata.Viene ottenuto impastando il cacao e lo zucchero con la famosa nocciola Tonda Gentile del Piemonte, rinomata per la sua qualità. È incluso tra i prodotti agroalimentari tradizionali piemontesi (cod. 292).Secondo alcuni il gianduiotto fu prodotto per la prima volta dalla nota società dolciaria torinese Caffarel nello stabilimento situato in Borgo San Donato e presentato al pubblico nel carnevale del 1865 dalla maschera torinese Gianduja, da cui prende il nome, che distribuiva per le strade della città la nuova bontà.Le sue origini, secondo tale versione, si riconducono a motivazioni storico-politiche ben precise: con il blocco napoleonico, le quantità di cacao che giungevano in Europa erano ridotte e con prezzi esorbitanti ma ormai la richiesta di cioccolato continuava ad aumentare. Michele Prochet decise allora di sostituire in parte il cacao con un prodotto molto presente nel territorio: la nocciola tonda gentile delle Langhe, una nocciola con gusto deciso e delicato. L'impasto è dunque composto da nocciole tostate e macinate (con la raffinatrice la nocciola diventa una crema perché contiene olio), cacao, burro di cacao e zucchero.Tale ricostruzione storica, secondo alcuni, non è priva di criticità. Relativamente al blocco continentale, anche il costo dello zucchero, ingrediente importante del gianduia, aumentò significativamente. Inoltre, nel 1905, comparve nell’Almanacco Italiano un lungo articolo di autore anonimo. A un certo punto, relativamente alla Fabbrica di via Balbis della Talmone, leggiamo che “[…] da essa escono quotidianamente, per l’Italia e per l’esportazione che è vastissima, ingenti quantità del famoso Cioccolato delle Piramidi, dei gustosi e corroboranti Giandujotti (antica creazione di questa Casa)), […].(Fonte: Wikipedia)

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Pizza al tegaminoLa pizza al tegamino (o al padellino) è una specialità culinaria tipica della città di Torino. Questo tipo di pizza si contraddistingue per la doppia lievitazione dell'impasto e per la cottura al forno all'interno d'una piccola padella o d'un piccolo tegame (ossia una bassa teglia circolare in alluminio oppure in ferro e priva di manici) reso antiaderente mediante un velo d'olio d'oliva.Nonostante alcuni dibattiti in merito al nome più corretto per designare questa pietanza, i qualificativi al tegamino o al padellino sono parimenti impiegati sia nelle insegne e nei menù delle pizzerie torinesi, sia nel linguaggio comune.StoriaLe origini della pizza al tegamino sono incerte e non ne è noto l'inventore. Una tradizione la vuole figlia d'un pizzaiolo torinese desideroso d'accelerare i tempi di produzione; secondo un'altra tradizione, invece, sarebbe stata inventata in città da ristoratori toscani, ipotesi suggerita sia dal fatto che le principali pizzerie storiche torinesi erano gestite da famiglie toscane, sia dalla consolidata abitudine - tuttora in voga - di far precedere la pizza al tegamino da una porzione di farinata di ceci, preparazione tipica della cucina toscana, ma in verità anche ligure e basso-piemontese. È comunque opinione concorde che la pizza al tegamino sia nata dal tentativo di velocizzare la produzione della pizza per servire più rapidamente i clienti: l'impasto viene infatti steso nei tegamini e parzialmente condito molto prima della cottura; le fasi di completamento del preparato e del passaggio in forno risultano quindi particolarmente veloci.(Fonte: Wikipedia)

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The world of soft drinks Non-alcoholic cocktails represent a good part of the drinks served every night in clubs around the world. Many consider non-alcoholic cocktails as rarities destined for a very small niche of club-goers, but this is not the reality. Non-alcoholic cocktails are numerous and varied, as well as being in demand. The fact that they are exclusive to a purely female clientele is one of the countless useless rumors that circulate with the sole purpose of favoring one faction rather than another. In general it is true that women are the main consumers of non-alcoholic cocktails, but it is also undeniable that a good cocktail is pleasant, even if it does not contain the alcoholic part. There are numerous cocktails that enhance the goodness and freshness of some ingredients that are particularly popular at certain times of the year. Just think of the delicious juices in high demand in summer, or more or less classic drinks that recall the cold and the mountains. In addition, a particular not to be underestimated, for those who decide to be a driver and allow travel companions to be able to raise their elbows, non-alcoholic cocktails are the perfect alternative to the usual drinks. Last but not least, who has never had an evening in which you prefer to stay light, perhaps in conjunction with an early rising to do the next morning? Il mondo degli analcolici I cocktail analcolici rappresentano una buona parte dei drink serviti ogni sera nei locali di tutto il mondo. Molti considerano i cocktail analcolici come rarità destinate ad una nicchia molto esigua dei frequentatori dei locali, ma ciò non rappresenta la realtà. I cocktail analcolici sono numerosi e vari, oltre ad essere ben richiesti. Il fatto che siano esclusiva di una clientela prettamente femminile rappresenta una delle innumerevoli inutili dicerie che circolano con il solo scopo di favorire una fazione piuttosto che un’altra. In genere è vero che siano le donne le maggiori consumatrici di cocktail analcolici, ma è altresì innegabile che un buon cocktail è gradevole, anche se privo della parte alcolica. Esistono numerosi cocktail che esaltano la bontà e la freschezza di alcuni ingredienti particolarmente graditi in alcuni periodi dell’anno. Basti pensare ai deliziosi succhi richiestissimi in estate, o bevande più o meno classiche che richiamano al freddo e alla montagna. Inoltre, particolare da non sottovalutare, per chi decidesse di fare l’autista e concedere ai compagni di viaggio di potere alzare il gomito, i cocktail analcolici rappresentano la perfetta alternative alle solite bibite. Dulcis in fundo, a chi non è mai capitata una serata in cui si preferisci rimanere leggeri, magari in concomitanza di una levataccia da farsi il mattino successivo?

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30ml Rum 30ml Punt&mes 30ml Liquore Rabarbaro

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TapulònIl tapulòn o tapulone è uno spezzatino finemente sminuzzato, tradizionalmente a base di carne di asino, piatto tipico di Borgomanero.Il nome della ricetta deriva da una variante locale del verbo piemontese ciapulè che significa tritare, affettare finemente, tagliuzzare.Secondo una leggenda, la ricetta sarebbe stata creata da tredici pellegrini affamati che, di ritorno da una visita al santuario di San Giulio d'Orta, si fermarono nel luogo ove oggi sorge Borgomanero. Avendo ormai esaurito le provviste alimentari, essi cucinarono un asinello che era al loro seguito. Per attenuare la durezza delle carni dell'animale, queste furono spezzettate finemente e cotte a lungo nel vino. La pietanza piacque così tanto alla compagnia da convincerla a stabilirsi definitivamente nel luogo del pasto, dove fu fondato un villaggio che costituì il nucleo dell'odierna Borgomanero.Storicamente il piatto è legato all'utilizzo dell'asino come mezzo di trasporto, il quale, a fine carriera, nonostante la durezza delle carni, poteva ancora rappresentare una preziosa fonte di cibo per i propri padroni.(Fonte: Wikipedia)

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