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Visualizzazione dei post da ottobre, 2021

La Chartreuse nacque nel 1605 quando i monaci certosini di Vauvert (Parigi), nel luogo dell'attuale Giardino del Lussemburgo, rinvennero un manoscritto con la formula di un elisir di lunga vita. A causa della sua complessità, la ricetta non venne prodotta, ma nel 1737, presso la grande certosa di Grenoble cominciarono a fare uno studio approfondito. Iniziarono quindi la produzione che rimase però limitata alle città vicine di Grenoble e Chambéry. Questo elisir è tutt'oggi commercializzato sotto il nome di "Elisir vegetale della Grande-Chartreus. La Chartreuse verde venne invece elaborata nel 1764 Durante la Rivoluzione francese i monaci, volendo conservare la ricetta, la diedero al farmacista di Grenoble, Liotard. La ricetta tornerà ai monaci alla sua morte nel 1816. La Chartreuse gialla fu commercializzata per la prima volta nel 1838.I certosini vennero espulsi dalla Francia nel 1903, e la Chartreuse venne prodotta a Tarragona in Spagna fino al 1929, quando ritornò ad essere prodotta in Francia, a Fourvoirie. Dal 1935, a seguito di una frana a Fourvoirie[3], il liquore viene prodotto a Voiron dove è situata la più lunga cantina di liquori al mondo (164 m). Dal 1990, data nella quale la distilleria di Tarragona venne chiusa, la Chartreuse è prodotta soltanto a Voiron. Investiti da questa missione dal loro ordine religioso, i certosini della grande certosa sono i soli a conoscere la famosa ricetta (in realtà solo due o tre di loro la conoscono realmente). Ancora oggi la formula è rimasta un mistero nonostante i moderni metodi di indagine. Green Man Negroni 1 1/2 ounces London Dry Gin 1 ounce Lillet Blanc 1 ounce New Deal Distillery Cascadia Liqueur 1/2 ounce Green Chartreuse 1 dash Orange Bitters All into a mixing glass with ice. Stir until chilled. Strain into an old fashioned glass with largeformat ice. Garnish with a twist of lemon and asprig of some kind of PNW greenery.

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CALVADOS PAYS D’AUGE V.S.O.P. CHÂTEAU DU BREUIL La regione dei Pays d’Auge in Normandia è particolarmente vocata per la coltivazione delle mele e per la produzione di Calvados. Il Calvados Pays D’Auge V.S.O.P. dello Château du Breuil è un distillato di sidro di mele, invecchiato 4 anni in botti di rovere nella cantina del Castello; si presenta come un distillato fresco, fruttato, elegante, intenso ed equilibrato con profumi persuasivi tipici delle mele di Normandia arricchiti dalle note speziate dell’affinamento in legno. Il tipo di bottiglia utilizzato è un modello brevettato dalla distilleria. Il Calvados Pays D’Auge V.S.O.P. di Château du Breuil ha vinto il concorso World Calvados Awards nel 2020.La denominazione di origine controllata “Calvados Pays d’Auge” stabilisce non solo che il sidro e le mele utilizzate siano esclusivamente provenienti dalla regione, ma detta anche quali varietà di mele utilizzare e come coltivare i frutteti; l’estrazione del succo deve essere fatta solo per pressione rispettando rese prestabilite e la distillazione è discontinua in alambicchi in rame di dimensioni contenute e deve avvenire non prima di 21 giorni dalla fermentazione del succo; infine il distillato deve invecchiare in botti di legno almeno 24 mesi. CARATTERISTICHE Colore: giallo dorato con riflessi ambrati. Profumo: mela matura, mandorla fresca, agrumi e mela cotogna. Gusto: morbido, scorrevole, equilibrato, persistente. Ricetta Caen Caen 4-5 cubetti di ghiaccio 2 parti di Brandy 1 parte di Calvados 1/2 parte di Vermouth Dolce Preparazione Caen Caen Mettete i cubetti di ghiaccio in un mixing glass e aggiungetevi Brandy, Calvados e Vermouth Dolce .. Mescolate energicamente, e filtrate in una coppetta Martini precedentemente raffreddata.

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RUM SWIZZLE Nome: Rum Swizzle Origine: international cocktail Tipo: long drink Tecnica: swizzle Bicchiere: highball o collins glass Ricetta:60 ml rum scuro 20 ml Velvet Falernum 15 ml succo di lime fresco 7.5 succo di limone fresco 15 ml zucchero liquido di canna 1 dash angostura bitter Garnish: ciuffo di menta e fetta d'arancia Preparazione:Versare gli ingredienti all'interno di un bicchiere raffreddato e del ghiaccio a scaglie, inserire lo swizzle all'interno e strofinarlo sui palmi delle manivelocemente in modo da mescolare ildrink ed infine colmare con del ghiaccio a scaglie.Decorare il cocktail con un ciuffo di menta e una fetta d'arancia. Informazioni:Questo drink emerge intorno al 1800 inGuyana quando i britannici espatriati lo iniziarono a bere sulla terrazza del Georgetoen club.Oggi il Rum Swizzle è spesso associato al The Swizzle Inn of Bailey's Bay,Bermuda, quale il motto è “Swizzle Inn,Swagger Out."The Swizzle Inn è conosciuto come"the home of the Rum Swizzle" ed è anche il pub più vecchio delle Bermuda,il posto preferito per bere di MichaelDouglas, quale residente sull'isola.Come noto dalla Bermuda Hotel Association:The Swizzle Inn pub ha venduto il suoprimo Rum Swizzle nel 1932 ed il resto,come loro dicono, è storia.Rum Swizzle è il drink nazionale delle Bermuda.

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Bloody Mary Tutti lo conoscono ma in pochi sono al corrente delle sue origini e della sua storia, a metà strada tra la realtà e la leggenda.Molto probabilmente è George Jessel il pioniere del Bloody Mary, citato anche nella colonna scandalistica “This New York” del New York Herald Tribune del 1939. Nell’articolo si parla proprio di un nuovo tonico metà succo di pomodoro e metà vodka. Il merito di Fernand Petiot è invece quello di aver creato attorno a questo cocktail la fama che è giunta fino ai nostri giorni. L’intuizione di Fernand fu quella di speziare il drink che dal Bar della King Cole Room dell’Hotel St. Regis di New York ebbe un successo mondiale. La storia narra che tutti i presidenti degli Stati Uniti dal 1934 al 1966 ad eccezione di Lyndon Johnson siano stati serviti da Petiot e che il gangster Frank Costello fosse un suo regolare cliente. Tra gli altri nomi che intrecciano le loro storie con quella del famoso Bloody Mary, c’è anche quello di Hemingway. Lo scrittore e incallito bevitore si era seduto al bancone del suo solito bar lamentandosi del fatto che la moglie Mary avesse scoperto il suo vizio. Bernard Azimont, per alcuni il vero padre del Bloody Mary, gli propose questo drink con vodka e succo di pomodoro, in grado di inibire la parte alcolica. Il giorno dopo Hemingway entrò nel locale raggiante esclamando Quella maledetta Mary (Bloody Mary!) non si è accorta di nulla. E il resto è storia… Non mancano presenze femminili legate alle origini e soprattutto al nome di questo cocktail. Prima fra tutte Mary I Tudor, conosciuta anche come Maria la Sanguinaria per le violente persecuzioni perpetrate nei confronti dei protestanti nel tentativo di restaurare il cattolicesimo in Inghilterra dopo la Riforma. Qualche centinaia di anni dopo in una cittadina degli Stati Uniti, Mary, una ragazza di 16 anni, dopo essersi ammalata di difterite ed essere entrata in coma, viene seppellita dallo stesso padre. La madre decide di legare al polso della figlia una corda collegata ad un campanellino. Il mattino seguente i genitori, dopo aver trovato il campanellino a terra, riesumano la ragazza scoprendo che si era risvegliata dal coma, morendo poco dopo in preda al terrore. Lasciandoci alle spalle il lato più horror del Bloody Mary, un personaggio a cui viene attribuito il merito di essere stata l’ispirazione per questo cocktail è la star Hollywoodiana Mary Pickford, già innamorata di un cocktail simile, con rum, granatina e maraschino che porta il suo nome. Le versioni in cui questo cocktail è proposto sono davvero molte ma la ricetta originale dell’International Bartenders Association consiste in 4.5 cl di vodka, 9 cl di succo di pomodoro, 1.5 cl di succo di limone, 2 o 3 gocce di salsa Worcestershire, tabasco, sale al sedano e pepe. Si mescolano delicatamente tutti gli ingredienti e si versano poi in un bicchiere highball guarnendo a piacere con sedano e uno spicchio di limone. Le mode più recenti invitano ad utilizzare estratto di succo di pomodoro, in modo da beneficiare appieno delle qualità del frutto (comprese quelle della buccia).Non è difficile trovare rivisitazioni puramente made in Italy del Bloody Mary, una è il  Bloody Eight in cui il succo di pomodoro è sostituito dal succo di otto verdure tra cui il pomodoro. Altre versioni abbandonano il tradizionale colore rosso bloody, in nome di un allegro arancione dato dalla zucca e dal pomodoro giallo. Non mancano poi moltissime versioni Virgin che rinunciano alla parte alcolica ma non all’abbinamento verdura e spezie.

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RUM Il 16 agosto celebra una bevanda alcolica ottenuta dai sottoprodotti della canna da zucchero. Questo elisir caraibico, consumato in tutto il mondo, ha fissato degli standard nella sua preparazione e nella cucina internazionale. Cosa c'è dietro l'International Rum Day La storia di questa bevanda inizia con l'arrivo degli europei nel continente americano nel XVI secolo. Tra gli alimenti che trasportavano nelle loro barche spiccano le piantine di canna da zucchero. Questi, nel tempo, furono coltivati ​​per estrarre lo zucchero sull'isola di Hispaniola, oggi conosciuta come Repubblica Dominicana e Haiti. Nel tempo, per produrre questo distillato è stata utilizzata anche la canna da zucchero, principalmente nell'isola di Barbados. Ha un record della più antica distilleria di rum del mondo e risale al 1703. La popolarità del rum crebbe rapidamente in Nord America intorno al 1760. Tuttavia, i governanti inglesi imposero la legge sullo zucchero. Impostava tasse su questo prodotto e sulla sua melassa, il che influiva sulla redditività delle distillerie di rum americane. Dopo la Rivoluzione delle 13 colonie, intorno al 1783, fece aumentare le restrizioni al commercio dello zucchero con le isole britanniche nei Caraibi. Il che ha portato ad un aumento del prezzo di questo distillato. Allo stesso modo, insieme all'arrivo del bourbon, prodotto con orzo, frumento, segale e mais, il consumo di rum è stato spostato. Incontra questa collezione di cocktail digitale risalente al 1820, ideale per baristi appassionati. Nel 1919, il Congresso degli Stati Uniti approvò il Proibizionismo, definendo le bevande tossiche per quelle con lo 0,5% o più di alcol. Questo divieto fece aumentare il consumo di rum, illegalmente. Ebbene, sulle coste americane, questa bevanda è stata contrabbandata direttamente dai Caraibi. Dopo tutti questi eventi, ogni 16 agosto questa storia viene abbracciata. La Giornata internazionale del rum, celebrata per la prima volta dagli Stati Uniti, è stata adottata nel tempo da altri paesi, tra i quali la produzione e il consumo di rum fa parte della loro idiosincrasia. Rum, la sua evoluzione e varietà Dopo che la popolarità di questo spirito si è diffusa a livello internazionale, hanno iniziato a sperimentare le botti di legno. Questo al fine di ottenere diverse "tonalità" e varietà di rum. I rum "pesanti" vengono distillati in alambicco. Mentre i rum "leggeri" vengono distillati con il metodo continuo. Le botti di quercia o di cognac sono anche usate per dare al rum un finale più secco. Quelli dello sherry, invece, servono a conferire consistenze medie. In larga misura, il colore del rum deriva dall'invecchiamento in queste botti. Tuttavia, non tutti i rum sono uguali. Tra le loro differenze, spiccano il sapore e il colore di ciascuno. Inoltre, alcuni paesi producono il proprio stile di rum con caratteristiche diverse. Almeno tutti i rum sono classificati come segue: Rum bianchi o leggeri Questi non sono invecchiati e il loro sapore è più secco degli altri. Questo stile è il più utilizzato per preparare diversi tipi di cocktail. Il panorama creativo di questa bevanda spazia dal classico mojito al famoso daiquiri cubano. Rum dorato o dorato Questo rum viene invecchiato in botti di rovere, che gli conferiscono toni giallastri e sapori di legno, vaniglia, mela, pera e spezie come la cannella. Rum scuro o pesante Questi rum tendono ad essere invecchiati più a lungo in botti e mantengono un forte sapore di melassa. A volte vengono aggiunti coloranti per rafforzare il loro colore ambrato. Tra le sue note aromatiche è possibile trovare noci, caramello, spezie o rovere. Il rum non è utile solo per fare cocktail, questo distillato viene utilizzato anche in alcuni piatti gastronomici. In Messico, è essenziale in dolci come borrachitos, punch di Natale, cocadas e persino alcune salse dolci con questo distillato. Uno dei Cocktail famosi a base di Rum. MAI CLASSICO TAI Quando sei dell'umore giusto per un drink tiki, non c'è niente come un classico Mai Tai. 1 oncia. rum ambrato della Martinica 1 oncia. rum giamaicano invecchiato 1 oz. succo di lime fresco ½ oz. curaçao arancione ¼ oz. orzata( mandorla o pistacchio ) ¼ oz. sciroppo semplice (1: 1) Attrezzi: Shaker Bicchiere Strainer Unire tutti gli ingredienti in uno shaker e aggiungere ghiaccio tritato. Agitare per 10 secondi e versare, non vincolato in un bicchiere Guarnizione: rametto di menta

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II MARGARITA 1948, Acapulco Margaret Sames e suo marito Bill, originari di Dallas, Texas, sono una coppia mondana con sede in Messico.Lui è un ricco uomo d'affari.Lei, un'housewife conosciuta ericonosciuta come una buona vivente piena di delicatezza e raffinatezza.Entrambi epicuriani non perdono mai l'opportunità di organizzare ricevimenti o cibo e regina e l'alcol scorre a galla.È allora che in questo annoparticolarmente caldo si succedono le serate indiavolate, ma il prossimo evento è estremamente importante.Un cocktail che riunirà alcuni deipartner più ricchi del marito.Margaret vuole offrire loro un drink locale e dissetante.E per questo il Messico è pieno dimeraviglie.Decide allora di preparare una miscela così speciale che questi ospiti lo ricorderanno a lungo...Grande amante della tequila e deltriplo secco, decise di farne la base della sua futura ricetta. E... Lei ne ha provate tante! Ma le prime prove non sono stateconclusive, troppo acide, troppozuccherate.A forza di perseveranza e grazie alla sua fine palato, finisce per trovare la combinazione vincente, con l'aggiunta di succo di lime che permetteva di bilanciare l'alcol: una parte acida, unaparte zuccherata, una parte amara.La ricetta è stata un successo senza precedenti, così tanto che ora si veniva da Margaret e Bill per rilassarsi da questa bevanda deliziosa. Il Margaritas drinks.Questo cocktail è come la suacreatrice: equilibrata, delicato ma con carattere.Era nato un cocktail.PS: Oggi esiste una giornata nazionale del Margarita negli Stati Uniti, 22 febbraioLa ricetta originale: 6 cl di Tequila El Jimador 3 cl di Cointreau 3 cl di succo di lime spremuto In Shaker Tequila, Cointreau e succo di lime con ghiaccio, passare (usare uno strainer), e servire senza ghiaccio in un bicchiere sombrero e bordato di sale fine. Decorazione: se si vuole uno spicchio di lime.

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II GIN FIZZ II Dal 1750 la marina inglese combatte una doppia battaglia sui mari del globo. Da un lato i marine francesi, spagnole, portoghesi... con sfere di cannoni e abbordaggi, e dall'altro la febbre che devasta gli equipaggi. Con gin e tonic (Gin tonic).Verso il 1800, nel sud della Spagna, la febbre riesce ad essere contenuta, così come l'alleanza franco-spagnola, ma lo scorbuto che ha fatto la sua comparsa decima letteralmente gli equipaggi di entrambe le parti...È allora che l'ammiraglio Nelson,appena arrivato, porta nel suobagaglio la soluzione. Lo scorbuto si cura con limone.Per motivare le truppe a curarsi, allora ne versa nelle botti di gin che servono da razione e pozione magica agli equipaggi.C'è bisogno di dirvi che questi ultimi si fanno curare...Si riferisce addirittura che alcuni, una volta guariti, simulavano ancora alcuni sintomi della malattia per avere doppia razione...La flotta inglese schiaccerà la flotta francese, tuttavia, tre volte più numerosa ma non francamente in forma molto grande. Finalmente c'era anche talento tattico ovviamente.Tornato in Inghilterra, i marinai che allora avevano preso l'abitudine di consumare Gin-Limone reclamaronoquesta bevanda ai tavernieri dei porti.Tra Gin Tonic e Gin Limone questi ultimi hanno avuto solo un passo da fare per trovare il cocktail perfetto per concordare a tutti, lo zucchero aggiunto arriverà solo dopo per addolcire una bevanda che inizialmente era una vera medicina.Era nato un cocktail.La ricetta originale:6 cl de gin Tanqueray London Dry3 cl di succo di limone giallo1,5 cl di sciroppo di zucchero dicanna10 cl di acqua gassataShaker gin, succo di limone ezucchero di canna con ghiaccio,passare (usare uno strainer) e versare in un bicchiere ghiacciato, completare con acqua gassata.Decorazione: Una bella rondella di limone giallo

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Liquore di Aloe homemade Ho da alcuni anni nel mio orto delle piante di Aloe Arborescens. Oltre che per la loro bellezza, le coltivo per uso alimentare e officinale. Con il gel delle foglie curo le piccole ferite, le screpolature della pelle, ammorbidisco le labbra nei mesi più freddi e in cucina uso l’Aloe ogni tanto, tagliata sottile, nell’insalata di Rucola dell’orto insieme alla Cipolla fresca e a cubetti di Mela e/o altra frutta. Quest’anno ho provato a fare il liquore di Aloe e il risultato ottenuto è sorprendente. In più ho unito l’utile al dilettevole, perché in questo modo ho sempre pronto un rimedio preventivo contro i malanni di stagione e insieme un delizioso elisir naturale da sorseggiare con gli amici dopo i pasti, dato che è anche un buon digestivo. Fresco è anche un piacevole aperitivo. Vi svelo dunque la mia ricetta esclusiva del liquore di Aloe.Ingredienti400 g Aloe Arborescens500 ml Alcool Etilico (90 gradi)200 g Zucchero10 foglie Salvia (Fresca)10 foglie Menta (Fresca)1 l AcquaPreparazioneQuesto liquore di Aloe è stato sperimentato più volte e con successo. Consumatelo dopo i pasti come digestivo, oppure fresco come squisito aperitivo.Lavate, asciugate e tagliate a pezzetti l’Aloe e anche la Salvia e la Menta.Mettete le erbe a macerare in un vaso di vetro a chiusura ermetica con l’alcool per 20 giorni circa. Scuotete più volte ogni giorno il contenitore per estrarre al meglio tutte le proprietà e gli aromi dalle foglie.Trascorsi i 20 giorni, preparate a parte uno sciroppo con lo zucchero e l’acqua e lasciatelo raffreddare. Filtrate le erbe e unitevi lo sciroppo. Imbottigliate e lasciate riposare, al fresco e al buio, il liquore di Aloe almeno un mese prima di consumarlo.

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Il mio Autunnale 45ml cognac 25ml liquore caki homemade 15ml vaniglia sciroppo 10ml limone Albumina Gocce Bitter Angostura sopra Created by Cocktails Bar

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La grolla valdostana e la sua storiaTra le eccellenze italiane riconosciute nel mondo, sul podio troviamo senza dubbio l’espresso.Ogni regione ha il suo modo peculiare di servire e abbinare il caffè. La grolla, per chi non la conoscesse, è probabilmente uno dei prodotti artigianali più tipicamente noti della Valle d’Aosta.Di cosa si tratta? Fondamentalmente è una sorta di coppa, con coperchio, ricavata da un pezzo di legno pregiato. Come tradizione vuole, viene realizzata al tornio e successivamente decorata a mano secondo l’estro dell’artigiano.Il termine grolla deriva da graal, che nell’arcaica lingua d’oil stava a indicare, per l’appunto, un recipiente o una coppa utilizzata per bere il vino. Originariamente la grolla altro non era che un semplice calice dalle dimensioni generose, per bevute conviviali. Caffè Espresso 30ml Licor43 15ml liquore Kaki homemade 15ml infuso fiore sambuco in grappahomemade 1 barspon liquore Anice 4 chiodi garofano scorza Arancia e limone

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4 OTTOBRE VODKA DAY Il Vodka Day è un ottimo momento per brindare con una delle bevande alcoliche preferite al mondo. Mentre la vodka è spesso associata alla Russia e alcune delle vodka più belle e costose del mondo provengono da lì, è una bevanda prodotta in molti paesi e apprezzata in tutto il mondo. Storia del giorno della vodkaVodka è la parola slava per "poca acqua" ed è tradizionalmente prodotta mescolando acqua con cereali distillati o patate, anche se oggi molte marche famose aggiungono aromi come frutta e zuccheri.Si ritiene che questa bevanda sia nata per la prima volta nel Medioevo, forse durante l'VIII o il IX secolo. La vodka ha varietà leggermente diverse che sembrano aver avuto origine non solo in Russia, ma anche in Polonia e in Svezia. Sembra che alcuni dei primi a distillare questa bevanda dai cereali o dalle patate siano stati monaci religiosi.I registri indicano che la parola "vodka" era usata in Russia verso la fine del XIV secolo. È noto che gli ambasciatori genovesi portarono la vodka a Mosca per presentarla al Granduca nel 1386. Dopo alcune centinaia di anni, dopo la rivoluzione russa del 1917, quando la vodka iniziò a diffondersi in tutta Europa.Fu solo dopo la seconda guerra mondiale che la popolarità della vodka iniziò a crescere in tutto il mondo, in particolare quando sbarcò saldamente sulle coste del Nord America. Sebbene in origine fosse quasi insapore e inodore, negli ultimi decenni le cose sono cambiate. Differenze creative di sapori, aromi, combinazioni e varietà hanno preso il sopravvento sulla produzione di vodka in tutto il mondo. Ma il suo sapore neutro ha continuato a contribuire alla sua popolarità in quanto costituisce una base incredibile per una miriade di cocktail e cocktail diversi.Giorni dell'annoEsplorarelun 4 ott 2021giorno della vodkaIl Vodka Day è un ottimo momento per brindare con una delle bevande alcoliche preferite al mondo. Mentre la vodka è spesso associata alla Russia e alcune delle vodka più belle e costose del mondo provengono da lì, è una bevanda prodotta in molti paesi e apprezzata in tutto il mondo.Storia del giorno della vodkaVodka è la parola slava per "poca acqua" ed è tradizionalmente prodotta mescolando acqua con cereali distillati o patate, anche se oggi molte marche famose aggiungono aromi come frutta e zuccheri.Si ritiene che questa bevanda sia nata per la prima volta nel Medioevo, forse durante l'VIII o il IX secolo. La vodka ha varietà leggermente diverse che sembrano aver avuto origine non solo in Russia, ma anche in Polonia e in Svezia. Sembra che alcuni dei primi a distillare questa bevanda dai cereali o dalle patate siano stati monaci religiosi.I registri indicano che la parola "vodka" era usata in Russia verso la fine del XIV secolo. È noto che gli ambasciatori genovesi portarono la vodka a Mosca per presentarla al Granduca nel 1386. Dopo alcune centinaia di anni, dopo la rivoluzione russa del 1917, quando la vodka iniziò a diffondersi in tutta Europa.Fu solo dopo la seconda guerra mondiale che la popolarità della vodka iniziò a crescere in tutto il mondo, in particolare quando sbarcò saldamente sulle coste del Nord America. Sebbene in origine fosse quasi insapore e inodore, negli ultimi decenni le cose sono cambiate. Differenze creative di sapori, aromi, combinazioni e varietà hanno preso il sopravvento sulla produzione di vodka in tutto il mondo. Ma il suo sapore neutro ha continuato a contribuire alla sua popolarità in quanto costituisce una base incredibile per una miriade di cocktail e cocktail diversi.I puristi di questo distillato sono noti per godersi solo la vodka liscia, ma è il mixer perfetto ed è l'ingrediente principale di molti cocktail preferiti, tra cui il martini, il cacciavite e il Bloody Mary.Il Moscow Mule, il Cosmopolitan, il Vodka Gimlet, il White Russian e molti altri drink sono diventati lo standard per i baristi nei ristoranti e nelle case di tutto il mondo. Tutto grazie a Vodka. Il mio Moscow MuleMy Moscow Mule 🍋 🌿 La storia del Moscow Mule nasce negli Stati Uniti in un bar di Los Angeles nel 1941. Jack Morgan, proprietario del Cock'n Bull di Hollywood, aveva preparato una ginger beer che la sua clientela non aveva del tutto convinto e non aveva scelta posizionalo. Jack aveva un amico con un problema simile, John Martin, che aveva i diritti di marketing per un'azienda che all'epoca non era molto conosciuta, Smirnoff. Poi appare in tutta questa storia una signora di origine russa di nome Sophie Berezinsky, che aveva una roulotte piena di brocche di rame che ha urgente bisogno di vendere. Questa era la combinazione perfetta di birra allo zenzero, vodka Smirnoff, servita fredda in una brocca di rame e hanno battezzato il mix con un nome scioccante, Moscow Mule che significa "Mule Kick" che è a causa della forza che senti quando lo bevi .

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Ghiaccio cocktail Il ghiaccio raffredda il drink, lo mantiene alla giusta temperatura e ne modifica il tenore alcoolico, rendendoli più gradevoli. Ma attenzione, il ghiaccio non raffredda solo perché ha una temperatura decisamente inferiore a quella del liquido nel quale è immerso, bensì perché si scioglie. Il ghiaccio crushed e quello pilè 🔨ℹ️ Il ghiaccio crushed, ovvero quello frantumato grossolanamente, si usa in tutti i cocktail pestati e in tutti quelli frozen. Molto spesso si fa un grandissimo errore e si utilizza il ghiaccio tritato, ovvero pilè, dentro il Mojito o la Caipiroska. Niente di più sbagliato. Infatti il ghiaccio più piccolo è più si scioglie prima ecco perché in questi due cocktail va usato un ghiaccio sminuzzato ma con ancora dei pezzi abbastanza grandi. Per ottenere un ghiaccio crushed bisogna lavorare un po' con le mani ed utilizzare un pestello per frantumarlo in pezzi più piccoli. Si prendono dei cubetti di ghiaccio normali e si mettono all'interno di una busta di plastica, una volta fatto si chiude questa bustina all'interno di uno strofinaccio in modo tale che la busta di plastica non si rompa mentre viene colpito con il pestello e soprattutto che il ghiaccio no schizzi via macchiando quello che abbiamo intorno. Un altro metodo forse meno scenografico è quello di inserire il ghiaccio dentro lo shaker e sminuzzarlo con un pestello.Bisogna fare molta attenzione anche alla qualità del ghiaccio che si sta utilizzando. Più è trasparente più l'acqua con cui è stato fatto è buona. Un ghiaccio opaco è un segnale evidente che l'acqua utilizzata contiene delle impurità per questo è molto consigliabile produrlo non per congelamento, ma con macchine forma ghiaccio professionali che utilizzano dei depuratori. In ambito casalingo invece utilizza l'acqua che bevi di solito così non avrai nessun tipo di problemi e potrai goderti i tuoi drink senza problemi.In questo articolo abbiamo utilizzato spesso dei termini tecnici come lo shaker o lo stainer, se non hai molta dimestichezza con gli strumenti da barman, leggi il nostri articoli dove lo spiego.

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Julep Il mint julep è un cocktail originario del Sud degli Stati Uniti a base di menta e whisky di tipo Bourbon. Mint significa appunto menta e julep è un termine che deriva dal persiano gulab e significa acqua (ab) di rose (gul) e per estensione indica uno sciroppo acquoso dolce e profumato, in italiano giulebbo o giulebbe alla menta. Quindi mint julep è uno sciroppo dolce di menta, con l'aggiunta di ghiaccio tritato e Bourbon. Si può pensare il mint julep verosimilmente come ad una granita di menta con Bourbon e con una guarnizione di foglioline di menta, allo scopo di stimolare anche l'olfatto. Lo sciroppo di menta viene preparato in diversi modi:può essere preparato al momento a freddo, macerando delle foglioline di menta in un mortaio con un poco di zucchero, e diluendo con acqua;può essere preparato a caldo un infuso di menta, mettendo delle foglioline di menta in acqua bollente e zuccherando un poco e che dura circa due settimane;può essere usato direttamente lo sciroppo di menta in commercio. La quantità di zucchero è a piacere, meglio che sia il meno possibile o anche niente, al massimo un cucchiaino a persona. La quantità di acqua, una tazza da tè, circa 200 millilitri (ml.) a persona.La quantità di Bourbon varia da 60 a 100 ml. circa a persona. Riguardo al potere dissetante si beve circa 300 ml. di liquido (considerando anche il ghiaccio) dei quali in media 80 ml. di alcool. Essendo una bevanda dissetante e non un cocktail la quantità di alcool dovrebbe essere minima per avere un grado alcoolico totale circa come la classica bevanda dissetante italiana, a base di molta acqua e poco vino. È chiaro che potendo variare a piacere la quantità di menta, acqua e Bourbon, esiste una preparazione classica ma poi ognuno fa il mint julep variando la quantità degli ingredienti a seconda del proprio gusto. Tradizionalmente il mint julep veniva servito in bicchiere d'argento oppure peltro ma oggi si usano bicchieri di vetro del tipo "vecchio stile" (Old Fashioned glass, lowball glass, o rocks glass) bassi e larghi oppure in un bicchiere tipo tumbler chiamato Collins glass, alto e largo o in un Highball glass una via di mezzo fra i due precedenti. Storia: Si vuole che l'origine del mint julep sia oscura e mai definitivamente conosciuta. La prima apparizione del mint julep in un libro appare nell'autore John Davis pubblicato a Londra nel 1803 ed è descritto come una dracma di liquore con della menta, bevuto al mattino dagli abitanti della Virginia, negli Stati Uniti [4].Non è specificato da Davis che il liquore sia proprio Bourbon. Dunque questa è la conferma che il mint julep origina nel 1800, negli Stati Uniti del Sud. La diffusione della bevanda fu dovuta al senatore statunitense Henry Clay del Kentucky che la introdusse a Washington D.C. al bar Round Robin del famoso Willard Hotel, durante la sua permanenza in città[5][6]. Il termine julep, negli Stati Uniti, propriamente indicava un po' d'acqua zuccherata che si dava per inghiottire meglio le compresse di qualche farmaco. Gli americani durante il secolo 1900 gustarono non solo il julep a base di Bourbon ma anche il julep a base di gin, fatto con il ginepro e il gin, una bevanda dissetante di cui si sta perdendo memoria.

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MAI TAI🍹🌸🌺🌴 “Meraviglioso, splendido, buono, fuori dal mondo” sono il significato del termine tahitiano , aggettivi quest'ultimi che rispecchiano perfettamente l'idea che forse tutti noi abbiamo della paradisiaca Polinesia e dai quali il drink che stiamo per scoprire, ne prende appunto il nome. Ne viene attribuita l'invenzione al Trader Vic's restaurant di Oakland, California, nel 1944. Anche il locale rivale Don the Beachcomber ne rivendica l'invenzione facendola risalire al 1933, benché le ricette dei due locali siano differenti[1].Cocktail simbolo dell'era Tiki, negli anni è stato oggetto di numerose variazioni e reinterpretazioni. Negli ultimi periodi numerose ricerche hanno tentato ricostruire la storia del cocktail e della ricetta originale, ricetta che varia nel tempo secondo la disponibilità dei rum all'epoca presenti sul mercato. Negli anni 70' Trader Vic pubblica la ricetta originale definendo il "rum chiaro" e il "rum scuro", sopra citato, come rum ambrato jamaicano e rum ambrato martinicano. ingredienti: 4 cl (8 parti) di rum bianco 2 cl (4 parti) di rum scuro 1,5 cl (3 parti) di orange curaçao 1,5 cl (3 parti) di sciroppo di orzata 1 cl (2 parti) di succo di lime fresco Preparazione: tutti gli ingredienti tranne il rum scuro vengono agitati nello shaker con il ghiaccio. Si versa nel bicchiere, vi si aggiunge il rum scuro facendolo stratificare in superficie.Viene servito on the rocks, cioè con cubetti di ghiaccio, in un bicchiere Highball.

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https://amzn.to/3ivwyB7 Shakerscècher – scéicher SIGNIFICATO Recipiente nel quale, scuotendoli, si mescolano i vari ingredienti di un cocktailETIMOLOGIA voce inglese, letteralmente 'sbattitore'; derivato di to shake, 'sbattere, scuotere' Se vuoi acquistare clicca il link sopra di Amazon.

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  Forse  nell’immaginario comune  questo strumento viene associato ad abitudini e  stili  di vita molto moderni, ma in realtà esiste almeno dal Diciottesimo secolo, e l’accezione del termine per indicarlo si attesta in inglese nella seconda metà dell'Ottocento. Gli usi e le mode circolavano già a velocità sostenuta all’epoca, tant’è che in italiano il prestito entra tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Un po’ tutti ne conosciamo la funzione, che è quella di miscelare due o più ingredienti, in genere assieme al ghiaccio, per ottenere il cocktail perfetto. Da qui uno dei due corrispettivi italiani più riusciti,  ovvero  miscelatore, che però si focalizza più sull’unione dei diversi componenti che sul movimento impresso per ottenere la miscela finale. Qui individuiamo una differenza rilevante  rispetto  alla parola inglese, che invece viene dal verbo shake, ovvero scuotere, sbattere, che ci dà un suggerimento nett...

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L'ingegneria del menu. Come gestire i costi di un bar nell'era moderna

Il Bitter nel Cocktail Bar Quanti Bitter sono necessari in un cocktail bar? Come ogni prodotto che decidiamo di tenere in magazzino, bisogna valutare bene il suo ciclo in/out, cioè quanto tempo impiega il bar a smaltire le sue scorte di un singolo prodotto.Sapere quanto velocemente ruotino i prodotti è importantissimo per non trasformare una risorsa in un costo. Altra cosa da tenere in considerazione è l’effettiva necessità del prodotto: quanti cocktail o ricette storiche abbiamo in carta con quello specifico ingrediente? È naturale che se vogliamo il pisco sour in lista, una bottiglietta di Amargo chuncho diventa d’obbligo. Parimenti, se inseriamo un Sazerac, dobbiamo avere in casa del Peychaud.Oltre a quelli strettamente necessari per le ricette storiche, ritengo opportuno non esagerare con decine di prodotti tutti simili ed impolverati sullo scaffale. Bisogna tenerne uno al massimo per tipologia, così da non far levitare i costi di magazzino e creare una inutile ridondanza. Sono imprescindibili quelli classici come l’Angostura e molto utili quelli specifici di alcune ricette (se le avete in carta). Oltre a questi, il mio parere è quello inserire un Bitter per appartenenza spiccata a specifiche categorie aromatiche: agrumi, spezie, tostati, frutti o fiori. Questo potrà garantire di coprire con decisione le principali sensazioni olfattive desiderabili in un cocktail.

Cos’è il Bitter: Ingredienti, Storia e Miscelazione. I Bitter sono delle soluzioni di alcol (spesso ad alta gradazione) con radici, cortecce, spezie, semi ed altri ingredienti erbacei o vegetali. Il contenuto zuccherino tendenzialmente è molto basso o, più spesso, totalmente nullo.Storia del BitterIn origine i Bitters venivano utilizzati con scopi medici, per curare le numerose malattie che affliggevano i popoli nell’era antecedente la scoperta della penicillina. L’alto contenuto di alcol, infatti, era teso a garantire una completa estrazione dei principi attivi delle botaniche volti a lenire i malanni.L’effetto secondario, ritenuto poco importante, era la conseguente presenza nel Bitter di tutti gli aromi e sapori presenti nelle spezie. Molti di questi erano molto amari o addirittura sgradevoli tanto che, ancora oggi, diciamo “tappati il naso e manda giù la medicina”.Lo scopo medicamentoso rendeva estremamente poco considerato il gusto o l’aroma e le spiccate sensazioni amare valsero a questi prodotti il letterale “bitter”, dall’inglese amaro.Dimensione dei BitterUn’altra caratteristica distintiva di un Bitter è la dimensione: i Bitters aromatici, infatti, sono quasi sempre in piccoli formati.Il motivo è presto spiegato: ogni Bitter era utilizzato quasi come panacea, mentre ciò che variava era la posologia. Lo stesso prodotto poteva essere diagnosticato puro o diluito, abbondante o in gocce, per via orale o come balsamo per il corpo, a seconda della patologia che doveva guarire.Naturalmente, ad influire è anche la praticità. I Bitters, largamente utilizzati da soldati e marinai, doveva occupare poco spazio ed essere facile da trasportare, per poi venir diluito all’occorrenza con acqua o altre bevande.Utilizzo del bitter nella miscelazionePrecisamente, quando il Bitter inizia ad essere utilizzato in miscelazione?Come ogni droga/principio medicamentoso, il Bitter passa dalla fase prescrizione/automedicazione a quella del consumo edonistico attorno alla seconda metà del XIX° secolo, in quella che sarà meglio nota come Golden Age dei cocktail americani.La ricchezza aromatica di questi prodotti era infatti apprezzata per incrementare complessità ed intensità olfattiva dei drink. Old fashioned, Manhattan, Martinez e Sazerac sono solo alcune delle leggendarie ricette di quest’epoca. La potenza amaricante di questa categoria imponeva però l’uso massimo di poche gocce per non alterare troppo il gusto della miscela.

Aperol Spritz Aperol Spritz Ebbene sì, c’è anche lui: l’eroe venuto dal Nord-Est, re della brillitudine in amicizia e aperitivino per eccellenza (nonostante sia sceso, rispetto a 2019, dalla posizione 9 alla 10). Di origini antiche – nasce nell’Ottocento, nel Triveneto, sotto la dominazione asburgica; quando i soldati austriaci cominciano a “spruzzare” i robusti vini della zona con il seltz – arriva a consacrazione nel 1919 quando, alla fiera di Padova, viene presentato per la prima volta l’Aperol dei Fratelli Barbieri. Nonostante la variante con Aperol sia appunto padovana, e a Venezia si usi generalmente proporre il cocktail a base bitter, e più precisamente con il Select Fratelli Pilla, è la prima versione ad entrare nei listini IBA col nome di “spritz veneziano” nel 2011.È senza dubbio il più semplice da riprodurre a casa, tra i drink elencati in questa lista (potete saltare la parte della preparazione, per la quale vi basta la logica, e andare direttamente al nostro Spritz crawling veneziano) Ingredienti: Aperol Prosecco Soda Esecuzione: Versare in bicchiere Old Fashioned o capiente calice da vino riempiti di ghiaccio due parti di Aperol, tre di Prosecco e una spruzzata di soda, indi miscelare delicatamente e guarnire con una fetta d’arancia.

Mojito Altra preparazione cubana, altro punto per Ernest Hemingway: l’autore, nei suoi giorni cubani, era solito ripetere “Mi Daiquiri en El Floridita, mi Mojito en La Bodeguita”. Se del Daiquiri e del Floridita abbiamo già accennato, la seconda metà della frase si riferisce invece alla celeberrima Bodeguita del Medio, luogo di nascita di questa bevanda successivamente divenuta proprietà esclusiva di pessimi bar della movida ed adolescenti in cerca di modi per darsi un tono. Ingredienti: 50 ml. di rum bianco 6/8 foglie di menta Acqua gassata Succo di 1 lime (circa 3 cl) 2 cucchiaini di zucchero di canna bianco Ghiaccio Esecuzione: Versare sul fondo di un tumbler alto un cucchiaio di zucchero di canna bianco, aggiungere succo di lime fino a coprirlo completamente e qualche rametto di menta fresca. Pestare delicatamente la menta, colmare con ghiaccio (in cubetti nella versione de La Bodeguita, tritato secondo l’IBA), quindi aggiungere una parte di rum bianco e due di soda o acqua frizzante. Miscelare e servire.

Manhattan “A qualcuno piace caldo”, ma sono poi così tanti a prediligere il Manhattan, nonostante il successo mediatico, da Marylin Monroe alle “ragazze” di Sex and the city; un’ottava posizione tutto sommato deludente per questo classico assoluto, nominato nella top10 dei più venduti solo dal 37% dei bar intervistati.Pare sia stato inventato verso il 1870 al “Manhattan club” di New York, durante un ricevimento organizzato da Jerrie Jerome, madre di Winston Churchill, a favore del candidato alla presidenza Samuel Tilden. Il drink riscosse un enorme successo, e fu subito richiesto in molti locali. Lady Churchill contribuì poi a diffonderlo anche in Europa, dove si trovava per la gravidanza, e rendendolo popolare così come è ancor oggi Ingredienti: 5 cl Rye Whiskey 2 cl Vermouth rosso Gocce Angostura Esecuzione: Versare in mixing glass o nella parte inferiore del Boston shaker riempito di ghiaccio cinque parti di rye o bourbon, due di vermouth rosso e un dash di Angostura o altri bitters, quindi procedere con lo stir in coppa cocktail gelata e guarnire con ciliegia sotto spirito.

Margarita C’è chi dice che fu inventato nel 1942, in un bar di Juàrez, in Messico, in seguito alla richiesta di una donna che aveva in realtà chiesto un Magnolia a un cameriere che non ne conosceva la ricetta, e che quindi si inventò lì per lì il Margarita.Chi dice che fu inventato per un’attrice, sempre negli anni ’40, che non amava bere la tequila nel solito modo, cioè con sale e limone, e c’è chi narra che invece fu inventato come regalo di nozze per una signorina di nome Margarita dal solerte cognato.Una certezza c’è: oggi è il classico cocktail da grigliata della Domenica per gli statunitensi. Il Margarita è il cocktail base tequila col posizionamento più alto della classifica Drinks International Ingredienti: 3,5 cl di Tequila 2 cl di Triple Sec (liquore aromatizzato all’arancia tipo Cointreau) Triple sec 1,5 cl di succo fresco di limone o lime Sale Esecuzione: Versare in uno shaker con ghiaccio cinque parti di tequila puro agave, due di triple sec, una e mezzo di succo di lime appena spremuto, shakerare, versare in coppa cocktail (o nell’apposita e panciuta coppa Margarita) ghiacciata e, a scelta, incrostata di sale sull’orlo. È possibile realizzarlo anche in versione frozen.

Espresso Martini Espresso Martini Un cocktail di invenzione tutto sommato recente, risalente agli anni Ottanta, l’Espresso Martini fu creato dal master bartender Dick Bradsell al “Fred’s Club” di Londra in risposta alla richiesta di una cliente che chiese qualcosa che “would wake her up, and fuck her up” (cioè: che la svegliasse E le sbomballasse il cervello). Se nel 2017 la preparazione era alla posizione 27 di questa classifica classifica, la morte del suo inventore (Febbraio 2016) sembra averne in qualche modo accelerato la popolarità fino a spingerlo in top Ingredienti: vodka liquore al caffè sciroppo di zucchero un espresso Esecuzione Si prepara versando in shaker con ghiaccio cinque parti di vodka, una di liquore al caffè, mezza di sciroppo di zucchero ed un espresso corto: dopo aver agitato energicamente, si versa in coppa cocktail ghiacciata, guarnendo con caffè in chicchi.

Whiskey Sour Quinto posto per Whiskey Sour, un drink che per quanto rifugga alle eccessive caratterizzazioni, e che pochi locali propongono come “specialità”, ha saputo ben radicarsi nelle abitudini quotidiane di una nicchia di bevitori. Compare per la prima volta in una delle più storiche e sacre “bibbie” per appassionati e bartender, il celebre “How to Mix Drinks or the Bon Vivant’s Companion”del pioniere Jerry Thomas, nel 1862. Ingredienti: 4,5 cl Bourbon whiskey 3 cl succo limone 1,5 cl sciroppo di zucchero Esecuzione Versare in uno shaker capiente tre parti di bourbon, due di succo di limone fresco, una di simple syrup (sciroppo di zucchero) e shakerando vigorosamente. Il risultato può essere servito liscio, in coppa Martini fredda, o on the rocks in bicchiere Old Fashioned: in questo secondo caso va guarnito con fetta di limone e ciliegia al Maraschino.Durante la miscelazione, è opzionale aggiungere un dash di albume d’uovo: questo, shakerato, conferirà al cocktail una consistenza spumosa e vellutata.

Dry Martini Nato negli Usa tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, è tra i drink più semplici, ma anche uno dei più apprezzati. Di tenore alcolico sostenuto e netto al palato e tuttavia elegante, viene preparato miscelando o shakerando, in varie proporzioni in base alle varianti, vermouth dry e gin.Prima del 1914 conteneva parti uguali di gin e vermouth dry. Nel tempo, il dosaggio è variato; la ricetta IBA (International Bartender Association, autorità assoluta quando si tratta di codifica delle ricette in miscelazione) prevede sei parti di gin ed una di vermouth.Ingredienti60 ml di Gin10 ml di Vermouth DryEsecuzioneMiscelare nel mixing glass con ghiaccio, filtrare nell’iconica coppetta conica ben raffreddata ed infine guarnire con lemon twist e/o oliva verde.

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Daiquiri “My mojito at La Bodeguita, my daiquiri at El Floridita”: classico amato da Hemingway, che dopo averne abusato al Floridita di L’Havana (ove il cocktail fu inventato ed oggi campeggia, al bancone, una statua dello scrittore) ne lanciò la fama.Un’altra storia, invece, narra di un marine americano che, scampato al naufragio della sua nave, approda nel villaggio di Daiquiri, oggi Playa Daiquiri. Qui, per placare la sete, fa allungare il proprio rum con del lime e dello zucchero, inventando così il daiquiri. Nella lista, è il cocktail a base di rum che si piazza più in alto. Ingredienti: 4,5 cl Rum bianco 2,5 cl Succo di lime fresco 1,5 cl Sciroppo zucchero Esecuzione: Può essere prodotto sia in versione frozen, ossia frullato con abbondante ghiaccio fino a divenire una sorta di sorbetto spumoso e vellutato, sia in una più semplice versione shaken a base di rum bianco, succo di lime e sciroppo di zucchero.

Negroni Con le sue tre parti uguali di gin, vermut rosso e Campari, il Negroni è probabilmente il cocktail italiano più diffuso nel mondo, ideato a Firenze nel 1919-20 dal conte Camillo Negroni, appassionato viaggiatore e poliglotta che proprio in quegli anni era solito frequentare il Caffè Casoni di Firenze.Qui pare che il conte, per variare leggermente il solito aperitivo, l’Americano, abbia chiesto al barman, Fosco Scarselli, di sostituire il seltz con un goccio di gin, proprio come aveva visto fare a Londra durante i suo innumerevoli viaggi.E ancora oggi, il Negroni conserva l’antica ricetta Apprezzatissimo ovunque anche il Negroni “sbagliato”, con il Prosecco al posto del Gin, inventato dal Mirko Stocchetto nel 1968 a Milano, in seguito all’errore di un cameriere. Ingredienti 3 cl di Campari 3 cl di Vermouth rosso 3 cl di GinEsecuzione Riempite il bicchiere con abbondante ghiaccio. Aggiungete 3cl (o un’oncia) di bitter, la stessa quantità di vermouth e di gin, mescolate fino al grado di diluizione desiderato. Non è un Old Fashioned (anche se il bicchiere quello è): lasciate l’arancia in fetta intera, quindi non spremuta sul drink o passata sull’orlo del bicchiere.

Old fashioned Cocktail più venduto tra i locali consultati da Drinks International è l’Old Fashioned; addirittura per il sesto anno di fila: ben il 35% dei bar intervistati l’ha elencato come drink più richiesto in assoluto. L’Old Fashioned deve il suo nome ai bicchieri in cui va servito, anche sostituibili con i più attuali tumbler. Pare che il suo ideatore sia stato tal colonnello James E. Pepper, mentre la prima ricetta codificata è stata registrata all’ Old Waldorf Astoria Bar Book del 1931.Preparazione delle più classiche, verte su una base di zolletta di zucchero pestata nel bicchiere con dash di angostura e soda, poi miscelata con ghiaccio e due once di rye o bourbon whiskey, ed infine impreziosita da scorze d’arancia e/o limone e un’immancabile ciliegia candita al Maraschino.Ingredienti4,5 cl Bourbon o Rye Whisky (whisky di segale)1 Zolletta di Zucchero1, 2 ml di Angostura BitterQualche goccia di acqua naturaleEsecuzioneRiempite il bicchiere con abbondante ghiaccio. Aggiungete 3cl (o un’oncia) di bitter, la stessa quantità di vermouth, una spruzzata di soda, mescolate fino al grado di diluizione desiderato. Spremete la parte esterna della scorza d’arancia sul liquido così da liberarne gli oli essenziali, strofinatela leggermente sul bordo del bicchiere e lasciatela cadere nel cocktail

Twist & Vintage ~ Sii il VECCHIO STILE che vuoi vedere nel mondo. VECCHIO STILE ~Panela Sugar Syrup 4 dashes Chocolate Bitters 4 dashes Bergamot Bitters 50ml @wildturkeyita 101 12.5ml Rum Arrange Au Bois Bondè La panela (nota anche, nei vari idiomi latinoamericani, con i nomi di atado dulce, chancaca, empanizao,panocha, papelón, piloncillo, rapadura o raspadura) è un preparato alimentare ottenuto dal succo della canna da zucchero (il cosiddetto guarapo), sottoposto a ebollizione a temperature elevate ed evaporazione; se ne ricava una melassa viscosa che viene poi versata in piccoli stampi (generalmente rettangolari, ma talvolta anche tondeggianti) in cui la si lascia essiccare. Il risultato sono delle zollette solide di saccarosio e fruttosio, contenenti anche calcio, ferro, fosforo e acido ascorbico. In altre parole, si tratta di zucchero di canna non raffinato (che conserva quindi tutte le sostanze originarie), del tipo zucchero marrone (o brown sugar).

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Una giornata in montagna mi ha fatto cercare e trovare questa pigna che mi ha ispirato a fare un infusione in Gin, Mugo Nome comune (anche pino mugo o barancio) di Pinus mugo (v. fig.), che è il più piccolo dei pini europei. Tipicamente forma cespugli di 1-3 m, con i rami maggiori sdraiati, e costituisce una boscaglia subalpina notevolmente intricata, detta mugheta; eccezionalmente può crescere in forma di piccolo albero, alto fino a 10 m. Ha foglie verde scuro, coni sessili, bruno-rossastri, di forma variabile. Vive sulle catene montuose, dai 1200 ai 2700 m: Pirenei, Alpi, Balcani e Carpazi; nell’Appennino, si trova solo nell’Abruzzo e in Campania. Ha legno duro, forte, poco utilizzabile, date le piccole dimensioni. La pianta costituisce un’efficace protezione contro le valanghe. Dai giovani rami si distilla un olio essenziale, usato in terapia come balsamico, detto mugolio.

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Gintonic Nord e Sud il bergamotto Calabrese si sposa con il Cabernet Veneto e con il Gin si legano in un trionfo di profumi🍸

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Yellow Bird Alcuni autori sostengono che questo cocktail sia stato ideato per celebrare un disco dei Mills Brothers: si tratta di un gruppo vocale jazz e pop statunitense, nato nel 1928 e tuttora in attività attraverso i suoi eredi musicali. Ad oggi conta più di 2.000 incisioni, 50 milioni di dischi venduti e almeno tre dozzine di dischi d’oro. Nel 1998 è stato ammesso alla Vocal Group Hall of Fame.In origine erano 4 fratelli afroamericani, nati a Piqua (Ohio): John Jr., basso (voce) e chitarra, Herbert, tenore, Harry, baritono e Donald Mills, tenore solista.Il padre, John Sr., aveva costituito in precedenza un gruppo vocale di musica barbershop (un tipo particolare di musica a cappella), dal nome “Four Kings of Harmony“. La madre, Ethel, si era dedicata alla musica operistica, nel genere chiamato opera buffa. I fratelli cominciarono a loro volta a esibirsi nei cori di alcune chiese di Piqua, e successivamente alla “Piqua’s Mays Opera House”, creando il loro inconfondibile stile, basato sull’imitazione vocale degli strumenti dell’orchestra: John imitava la tuba, Harry la tromba, Herbert la seconda tromba e Donald il trombone. L’idea nacque casualmente quando Harry, avendo perso il suo strumento, denominato kazoo, cominciò a imitare la tromba con le mani a coppa sulla bocca.

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Boulevardier, il drink associato al Negroni ma che con il cocktail del Conte non c’entra nienteClassico della miscelazione, entrato a febbraio 2020 nelle liste IBA, il Boulevardier va assaporato in un bicchiere gelato a lunghi sorsi. Quando si parla di un cocktail meno conosciuto alla massa, spesso, si tende ad associarlo a un drink più noto, per renderne più comprensibile il gusto a parole.Questo è un po’ quello che nel tempo è successo al Boulevardier, erroneamente connesso a un twist sul Negroni dove il gin viene sostituito con il bourbon. Ma con il drink del Conte, il Boulevardier, non ha niente a che spartire, fosse solo per il motivo che a inizio del secolo scorso, seppur quasi coetanei, il Negroni era lontano dall’essere codificato.La storia del BoulevardierMa partiamo dalla sua storia. Nonostante le sue origini appaiano nebulose, il Boulevardier come ogni drink che si rispetti ha un padre: il suo pare sia il barman Harry Mc Elhone, uno dei più grandi mai vissuti e che, nella Parigi negli anni ’20, più precisamente nel suo Harry’s Bar of New York, preparò un cocktail a base Campari, vermouth dolce e bourbon su suggerimento di Erskine Gwynne.Quest’ultimo, nipote del finanziere Alfred Vanderbild e scrittore americano espatriato in Europa come lo stesso Harry, dal canto suo era anche il gaudente fondatore di un giornale di moda dal nome (guarda caso) Boulevardier, da cui venne presa ispirazione per realizzare il drink in questione. Cosa vuol dire BoulevardierSempre in giro per locali, Erskine Gwynne viene infatti citato insieme al suo magazine anche nel noto libro “Barflies and Cocktail” pubblicato nel 1927 dallo stesso Mc Elhone.Nel libro vi sono infatti alcune pagine dedicate soprattutto al giornale in cui Mc Elhone spiega l’acrostico della parola Boulevardier di cui lettera diventa l’iniziale di un ingrediente miscelabile: Bacardi, Orangeade, Uranite, Lemondade, Evian, Vodka, Absinthe, Rhum, Dubonnet, Ink, Egg Nogg, Rye.Ma cosa vuol dire davvero Boulevardier? Il nome viene da “boulevard” che in francese significa viale alberato, termine utilizzato fin dal 1400.Una curiositàCome in molti racconti romantici il Boulevardier, riconosciuto tra i cocktail IBA solo alla fine di febbraio del 2020, ebbe successo legandosi al nome del barman Mc Elhone mentre, per quanto riguarda il povero Gwynne, lo scrittore morì povero e solo, con l’unica consolazione che il nome della suo magazine rimase legato a un cocktail che ancora oggi è servito nei migliori locali del mondo.Di che cosa sa il BoulevardierChi lo ha assaggiato vi dirà che gli ingredienti bilanciano perfettamente questo drink sofisticato che appare al palato leggermente agrodolce con aromi di legno donati al bourbon e quelli dolciastri del vermouth.Un consiglio, preparatelo per l’aperitivo e assaporatelo a lunghi sorsi.Se siete curiosi di conoscere la ricetta, eccola qui

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